Jacopo Lubich - Homework Tutor e Consulente DSA

Jacopo è un Homework Tutor per studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Laureato e specializzato in ambito umanistico, segue il percorso formativo con l’AID (Associazione Italiana Dislessia) e prosegue gli studi con un Master sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Lavora con metodologie didattiche specifiche e riconosce e potenzia gli stili di apprendimento e gli stili cognitivi messi in pratica durante lo studio, sostenendo e incoraggiando l’autostima e la metacognizione. Instaura inoltre rapporti collaborativi con il corpo docente ed è punto di riferimento per le famiglie in materia di DSA.

"Tutto è difficile, prima di diventare facile."

- Thomas Fuller -

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Tutti i contributi di Jacopo

Compiti in estate? Assolutamente sì o meglio di no?

L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa”.

(John Dewey)

 

L’estate arriva sempre come la luce alla fine del tunnel per tanti studenti DSA, viene attesa come acqua fresca alla fine di un periodo lunghissimo e torrido. Molti genitori si chiedono che cosa sia meglio per i loro figli: staccare completamente per tre mesi oppure restare in tiro tutta l’estate? Prima di dare un suggerimento, vorrei analizzare entrambe le opinioni. 

 

Tra i genitori sostenitori del completo distacco dal mondo della scuola ci sono coloro che hanno vissuto l’anno scolastico con molte problematicità: stare dietro ai figli, ricordargli ogni singolo impegno quotidiano, fare nottate per imparare un capitolo di storia, finire una serie TV mentre si fanno le assonometrie cavaliere, diventare esperti in trattative commerciali davanti al figlio che si rifiuta di alzarsi dal letto per affrontare l’ennesima verifica della settimana, ripassare dove va il cappello sulle divisioni, cos’erano i mitocondri e disegnare quei fagioli dappertutto, riportare in colonna, stressarsi con le particelle pronominali o svenire dinanzi al riassunto della fenomenologia di Hegel, pieno di “cioè” e “tipo”! Con un anno passato così è evidente che i primi a voler “staccare la spina” siano proprio i genitori. Come dar loro torto? 

 

Tra i genitori sostenitori dell’impegno costante invece ci sono coloro che hanno vissuto con ansia l’anno appena trascorso e vivono nella paura che basti un niente per far fare trecento passi indietro ai loro poveri figli. Allora incalzano con letture poco probabili sotto l’ombrellone, ogni acquisto al supermercato è un’occasione per rivedere percentuali, sconti, divisioni e resti, ogni insetto deve essere categorizzato, di ogni pianta studiata la foglia e immaginata la diffusione geografica nel mondo, ogni redbull o cocacola bevuta è un’occasione di ripasso di educazione alimentare fatta con Civica o si trasforma in un’indagine chimica sulla composizione. Questo perché magari i loro figli, trascorso un ponte più lungo del solito, si sono dimenticati il teorema di Euclide o come si prosegue dopo "Rosa, rosae, rosae" oppure chi era il valvassino o qual è la capitale della Lituania. Se bastano due giorni di vuoto per dimenticare queste informazioni, figuriamoci tre mesi! Come dar loro torto?

 

Insomma, entrambi torto non ce l’hanno, è evidente. Però forse qualcosa non è andato perfettamente durante l’anno e forse un supporto avrebbe alleggerito la situazione: un Tutor ad esempio, una collaborazione più chiara e rilassata con i docenti, delle indicazioni su cosa è meglio o peggio per il proprio figlio, sapere dove e a chi chiedere informazioni sulla dislessia, sul PDP e sulle normative (una consulenza pedagogica?). 

 

Vivendo entrambe le esperienze con i genitori non mi sento di giudicarli, anzi. Mi sento però di consigliare loro di cercare e, possibilmente, di trovare una soluzione nel mezzo.

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Questione di stili

Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia”.

(Pennac D., 2008)

 

Quando un insegnante si trova di fronte ad un gruppo classe sta di fatto interagendo con alunni diversi, dotati di molteplici caratteristiche cognitive, e ognuno dei quali avente un proprio temperamento e dei propri interessi di cui è fondamentale tenere conto nel processo di insegnamento/apprendimento.

Ogni studente, così come ogni persona, presenta un proprio funzionamento, dei punti di forza e di debolezza, uno stile di apprendimento prevalente ed uno stile cognitivo che ne influenzano le modalità di studio e di apprendimento più efficaci, tanto più se parliamo di studenti DSA, per i quali le discrepanze sono più evidenti e marcate.

È importantissimo che gli alunni sviluppino una consapevolezza dei propri processi cognitivi e di apprendimento per vivere la scuola con maggiore serenità, come un contesto in cui sperimentarsi e conoscersi, per sviluppare un approccio allo studio e alla conoscenza che sia più efficiente ed efficace possibile, che porti ad apprendimenti significativi. È fondamentale anche per potenziare le proprie capacità, per essere più sicuri e motivati.

 

Nel presente articolo ci occuperemo di fare chiarezza sugli stili cognitivi e gli stili di apprendimento che, a volte, erroneamente vengono utilizzati come sinonimi: capiremo come è possibile misurarli e perché sono così importanti per i nostri studenti, in particolare per quelli con disturbo specifico.

 

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Interrogazioni a basso livello di ansia, norme per la corretta conduzione del colloquio

Le interrogazioni sono fonte di emozioni particolarmente intense per gli studenti, a volte anche di ansie eccessive, che possono influenzare negativamente i risultati, specialmente se si tratta di alunni con disturbi specifici dell’apprendimento, che spesso presentano livelli di autostima poco elevati, nonché scarsa fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.

 

Eppure queste prove rappresentano un momento prezioso in cui lo studente e l’insegnante, entrando in relazione diretta, hanno l’occasione di confrontarsi e arricchirsi vicendevolmente. 

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DSA: interpretare una diagnosi per un PDP efficace

 

All'interno delle classi il numero di studenti con Disturbo Specifico dell'Apprendimento è sempre più elevato, ciò però non è dovuto a quello che sembrerebbe un reale aumento degli alunni con questo disturbo, quanto ad un aumento delle certificazioni, testimonianza di una maggiore attenzione al fenomeno dovuto anche e soprattutto ad una tempestiva individuazione, da parte di famiglie e insegnanti, delle difficoltà di bambini e ragazzi.

 

Questo aumento delle certificazioni rappresenta un traguardo significativo e prezioso, poiché mette gli insegnanti nella posizione di poter garantire a tutti gli alunni il diritto di realizzare a pieno il proprio potenziale, sia durante il percorso scolastico che, adottando un'ottica più ampia, in quello che sarà il progetto di vita dei ragazzi stessi.

Per far sì che ciò accada e si realizzi davvero però è necessario capire, poiché ogni studente con disturbo specifico dell'apprendimento è diverso dall'altro, il suo profilo di funzionamento e strutturare in tal senso un progetto didattico ad hoc, che sia in grado di ridurre quanto più possibile le frustrazioni vissute dall’alunno, dovute magari a richieste non idonee a lui, e allo stesso tempo di valorizzare quelli che sono i suoi punti di forza, andando in questo modo sia ad aumentare il suo senso di autoefficacia e la sua autostima, sia a compensare in maniera funzionale le prestazioni deficitarie.

 

A tale proposito, oltre ad un’attenta osservazione dell’alunno reale in classe, risulta essere di cruciale importanza un’attenta lettura della diagnosi, perché proprio attraverso questo documento, è possibile vedere, nero su bianco e con grande chiarezza, quali sono i punti di forza e di debolezza del soggetto e come il disturbo impatta sul versante degli apprendimenti e delle prestazioni scolastiche.  

 

In questa fase diventa necessario anche il confronto costante con le figure che ruotano intorno allo studente, come terapisti, tutor e terapeuti, perché è con loro che si trova la sinergia giusta per fare un lavoro completo ed efficace con gli studenti. I docenti devono trovare il modo di comunicare con efficacia tra loro e con le famiglie, devono riuscire a vincere le resistenze al cambiamento dei colleghi e dei genitori e devono essere in grado di persuadere delle loro decisioni sulla base di un’attenta analisi delle reali necessità di ogni studente. 


Tutto ciò permetterebbe agli insegnanti, ribadendo un concetto già espresso sopra, di creare un piano didattico che sia davvero personalizzato per l’alunno DSA, che in tal modo si sentirebbe più sereno e nella posizione di vivere la scuola come un ambiente in cui sentirsi compreso e crescere, sviluppando e anche scoprendo quelle che sono le sue potenzialità, limitando il più possibile vissuti di ansia e frustrazione che rischiano di allontanare gli alunni dal contesto scolastico, privando poi l’intera società di quello che un giorno potrebbe diventare un professionista competente, perché è importante, nonché doveroso, ricordare che quando parliamo di DSA stiamo parlando di soggetti intelligenti che, nel rispetto di quelli che sono i propri interessi e le proprie unicità, può dare un contributo significativo alla nostra società, alla pari di tutti gli altri.

 

Articolo di Alessandra Petrella

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ChatGPT: dovremmo vietarlo nelle nostre scuole?

È la riflessione di questi ultimi giorni riguardo a ChatGPT e il suo utilizzo da parte di studenti.

ChatGPT è un prototipo di chatbot basato sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico (machine learning) specializzato nella conversazione con un umano.

Le sue applicazioni sono le più disparate: il gioco domande/risposte, riassunti di testi, traduzioni di testi difficili in concetti semplici, traduzioni in lingua diversa, creazione di codice, generare saggi e temi e tante altre.

Ma indovinate un po’ che utilizzo ne fanno gli studenti? “Scrivi un riassunto dei Malavoglia”, “Scrivi un testo in cui si compara la poetica di Ungaretti con quella di D’Annunzio”, “Spiega le differenze tra cellula vegetale e animale” e così via.
I testi sono attendibili, per lo più corretti e, a volte, sono proprio indistinguibili da testi scritti da persone umane. Al di là dei limiti naturali di ChatGPT (alcuni molto gravi come inventare fatti da nulla o riprodurre odio e pregiudizi nei testi) è, dal punto di vista pedagogico, una grande potenzialità.

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Come ottimizzare le verifiche per DSA

Con la legge 170 sappiamo che i ragazzi con DSA devono raggiungere gli stessi obiettivi della classe, ma può (spesso deve) cambiare il modo di aiutare a raggiungerli. Soprattutto per quanto riguarda le verifiche. 

Come Tutor mi sono spesso trovato a supportare i docenti per trovare il modo di ottimizzare le verifiche per i loro studenti DSA.
Ottimizzare vuol dire fare in modo che il docente riesca a valutare correttamente l’apprendimento di conoscenze e competenze dello studente senza rischiare di dare un giudizio al Disturbo Specifico, che interviene spesso “a gamba tesa”. 

Ogni studente è diverso, ma ci sono degli accorgimenti che possono aiutare quasi tutti e voglio condividere con voi questo video.

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La luce in fondo al tunnel

 Molto spesso per gli studenti che presentano un Disturbo Specifico dell’Apprendimento il momento della diagnosi, e soprattutto della restituzione, è vissuto come una luce in fondo al tunnel.

Questo è vero soprattutto per quegli studenti che arrivano tardivamente alla valutazione e che quindi sperimentano, per un periodo piuttosto lungo, un forte senso di inadeguatezza e addirittura di frustrazione rispetto alla scuola e all’apprendimento, senza capire bene perché non riescono in quei compiti che per tutti gli altri invece risultano semplici e automatici.

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(Proporre) Problemi Matematici: cinque errori da evitare

Il Consiglio Europeo indica tra le competenze chiave per l’apprendimento permanente la competenza matematica, intesa come  “l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per risolvere una serie di problemi nelle situazioni quotidiane”.

La risoluzione di problemi viene posta dunque come uno dei temi centrali dell’insegnamento della matematica, eppure sono davvero molti gli studenti che mostrano incertezze e difficoltà in questa attività.

 

In particolare, parlando degli studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento, le difficoltà specifiche in lettura, scrittura e calcolo possono interferire con la capacità di risolvere problemi matematici.

 

Infatti si tratta di un processo cognitivo complesso che richiede molte abilità, alcune delle quali possono essere deficitarie negli alunni con DSA, come ad esempio la comprensione del testo o la memoria di lavoro, intesa come mantenimento delle informazioni nella mente, mentre hanno luogo altri processi.

Vediamo insieme quali sono i cinque errori più comuni da evitare nel proporre questo tipo di compito agli alunni con Disturbo Specifico e quali invece le buone prassi da seguire.

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Scuola e PDP

Mi trovo a constatare che sempre più la Scuola mostra delle difficoltà nel convivere con la dimensione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Come pedagogista e tutor sto notando che quest'anno, iniziato a settembre 2021, sta accadendo qualcosa di comune in tante scuole: si stanno calpestando con estrema leggerezza i diritti degli studenti DSA.

 

Non è mia intenzione accusare nessuno, voglio solo sollevare la questione e riflettere insieme a voi.

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Le misure dispensative: le 6 cose da sapere

All’inizio di ogni anno scolastico, entro la fine di novembre, viene stilato il P.D.P. o Piano Didattico Personalizzato secondo le indicazioni della Legge 170 del 2010. All’interno del documento c’è la sezione che riguarda le “misure dispensative” in cui si dice che l’alunno può essere dispensato: dalla lettura ad alta voce, dal prendere appunti, dai tempi standard, dal copiare dalla lavagna, dalla dettatura di testi/appunti, da un eccessivo carico di compiti e dallo studio mnemonico delle tabelline.

 

Approfondiamole insieme...

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La lezione in classe: 5 consigli fondamentali

Tutti noi sappiamo che le lezioni possono essere impegnative e complesse per qualunque studente, per i ragazzi con Disturbo Specifico d’Apprendimento lo sono ancora di più. Dobbiamo ricordarci che la maggior parte degli studenti con DSA hanno difficoltà di attenzione: ma non perché essi non riescano a prestare attenzione a qualcosa, bensì perché prestano attenzione a tantissime cose nello stesso momento. Ogni rumore, ogni voce, ogni movimento dentro la classe è motivo di focalizzazione dell’attenzione. In questo modo capiamo benissimo che più stimoli sensoriali esistono e più è difficile scegliere a quale dare maggiore attenzione e concentrazione.

Per questo gli studenti con DSA appaiono spesso “distratti” o “stanchi”: distratti per il motivo appena detto, stanchi perché prestare energia e attenzione a tutti questi stimoli esaurisce molto prima la loro “batteria”. Ci ricordiamo di quanto fossero stancanti le prime lezioni di guida? Dovevamo prestare attenzione a tante cose simultaneamente, senza averle ancora automatizzate. Ecco, per questi studenti funziona esattamente così... Cosa fare?

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Schemi, mappe mentali e concettuali: quali sono le differenze?

Fortunatamente sempre più docenti utilizzano supporti grafici e tecnologici alle loro spiegazioni. Ricordiamoci che il ragazzo con Disturbi Specifici dell’Apprendimento il più delle volte apprende meglio integrando i medium di accesso delle informazioni, facendo interagire cioè il campo verbale scritto con quello verbale uditivo, con quello visuale e quello cinestesico (legato al movimento e di tipo esperienziale fisico).

Un corretto utilizzo della LIM può fare davvero la differenza nell’apprendimento di uno studente. Si possono costruire delle “mappe vive”, cioè con collegamenti a video, immagini e testi audio che facilitano lo studio o possono approfondire alcuni argomenti.

Ma qualora non ci fossero queste tecnologie, il docente può comunque preparare degli ausili grafici per l’argomento trattato, ci sono infatti molti software in rete per progettare mappe mentali e concettuali (molti gratuiti).

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La collaborazione fra il tutor DSA e i Docenti

Il Tutor DSA supporta gli studenti a casa, ma si rapporta costantemente con i Docenti in modo da avviare una comunicazione chiara, diretta ed efficace per raggiungere obiettivi comuni.

Una volta che la famiglia ha presentato alla scuola il Tutor di riferimento, inserendolo anche sul PDP e tramite delega o presentazione diretta di persona, egli può sviluppare una relazione duratura e proficua con i Docenti.

Gli incontri tra Tutor e docenti sono fondamentali per disegnare insieme il quadro della situazione didattica ed emotiva dello Studente  ̶  egli a casa vive un’esperienza completamente diversa rispetto a scuola  ̶  e garantiscono un accesso più facile e veloce nella risoluzione dei problemi. Una buona collaborazione aiuta a fare in modo che un piccolo problema iniziale non diventi insormontabile dopo qualche mese.

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Chi è il TUTOR DSA?

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di una nuova figura di riferimento in ambito scolastico-didattico, il Tutor DSA, chiamato anche Tutor degli Apprendimenti o Homework Tutor.

 

Il Tutor è un professionista in materia di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, laureato e specializzato nei DSA con certificazioni (Master Universitari, Abilitazioni presso strutture riconosciute a livello nazionale come Aid, etc.) che, grazie ad un percorso formativo specifico, è in grado di leggere e comprendere le diagnosi e valutare le caratteristiche dello studente per progettare un lavoro individualizzato.

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