ChatGPT: dovremmo vietarlo nelle nostre scuole?

È la riflessione di questi ultimi giorni riguardo a ChatGPT e il suo utilizzo da parte di studenti.

ChatGPT è un prototipo di chatbot basato sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico (machine learning) specializzato nella conversazione con un umano.

Le sue applicazioni sono le più disparate: il gioco domande/risposte, riassunti di testi, traduzioni di testi difficili in concetti semplici, traduzioni in lingua diversa, creazione di codice, generare saggi e temi e tante altre.

Ma indovinate un po’ che utilizzo ne fanno gli studenti? “Scrivi un riassunto dei Malavoglia”, “Scrivi un testo in cui si compara la poetica di Ungaretti con quella di D’Annunzio”, “Spiega le differenze tra cellula vegetale e animale” e così via.
I testi sono attendibili, per lo più corretti e, a volte, sono proprio indistinguibili da testi scritti da persone umane. Al di là dei limiti naturali di ChatGPT (alcuni molto gravi come inventare fatti da nulla o riprodurre odio e pregiudizi nei testi) è, dal punto di vista pedagogico, una grande potenzialità.

Avete presente il terrore da pagina bianca? Ecco, con ChatGPT superate questo primo ostacolo, per dirne una. Ma al di là dei pessimi usi che possiamo farne (come ogni volta che usiamo uno strumento nuovo) mi piace pensare ai fantasmagorici usi che se ne possono fare a scuola e a casa.

 

Immaginate di voler fare esercitare la classe sul gioco dei pro e dei contro, in un clima di dibattito in classe. Si potrebbe partire proprio da ChatGPT per avere un testo di base, magari di 100 parole massimo, su cui sviluppare il dibattito, far schierare la classe e iniziare una vera e propria discussione argomentativa. Proviamo a chiedere a ChatGPT di scrivere i pro e i contro dei social network in 100 parole. Ecco cosa ci dà:

 

I social network hanno molti vantaggi, come la possibilità di connettersi facilmente con amici e familiari in tutto il mondo, di condividere informazioni e contenuti, e di scoprire nuove opportunità. Tuttavia, hanno anche alcuni svantaggi, come la dipendenza, la minaccia per la privacy, la diffusione di notizie false e la perdita di tempo. Inoltre, può causare problemi di salute mentale come ansia e depressione. In generale, è importante utilizzare i social network in modo responsabile e consapevole.

(testo prodotto con ChatGPT Pro)

 

Bello spunto no? Potremmo chiedere in classe di sviluppare il testo, magari ogni schieramento ne sviluppa uno con altre 500 parole.

 

Gli usi che se ne possono fare sono tanti e stimolanti. Si potrebbe ottenere un testo sull’analisi di alcune opere d’arte e si potrebbe chiedere alla classe di analizzare la risposta, stanare gli eventuali errori partendo dalla loro preparazione su quell’argomento. Oppure si potrebbe chiedere alla classe di stravolgere quel testo, magari arrivando ad affermare il suo contrario. Si potrebbe utilizzare un testo per avere spunti di riflessione sul senso della vita, oppure partire da un assunto matematico e ragionarci sopra insieme.

 

Come ogni pedagogista sa, il potenziale umano è infinito e sono convinto che anche uno strumento come ChatGPT possa essere utile per svilupparlo.
Da qualche giorno arrivano notizie di alcuni paesi che hanno vietato l’utilizzo del programma nelle scuole e nelle università.
Al di là di voler tutelare l’apprendimento degli studenti e di proteggerli, chiunque si renderebbe conto che vietare o bandire qualcosa non è il miglior mezzo educativo.
Forse bisognerebbe spiegare agli studenti qual è l’utilizzo più adeguato, qual è la parte da prendere e quale da lasciare. Dire loro che consegnare qualcosa senza nemmeno averlo letto non solo è scorretto, ma potenzialmente dannoso per se stessi (e se ci fossero più errori che altro?) e soprattutto è poco utile al loro percorso di crescita, scolastica e umana. Sarebbe meglio partire da quello per poi sviluppare le proprie idee, i propri punti di vista, il taglio personale insomma.
Hanno già cominciato a circolare dei programmi per individuare i testi scritti con ChatGPT, quindi il paradiso del “non dovrò più fare testi” è stato dissipato prima di concretizzarsi.

 

Credo che tutti noi sappiamo quanto sia utile e formativo imparare ad utilizzare uno strumento per i propri scopi, sempre nell’ottica di un accrescimento delle proprie potenzialità. Per questo i docenti dovrebbero essere i primi a conoscerlo, a saperlo utilizzare e a condividerlo in maniera opportuna con i loro studenti.

 

Ma l’applicazione di ChatGPT non è solo utile a scuola, lo è altrettanto a casa.
Immaginate una famiglia i cui genitori hanno concluso la scuola decenni prima: credete che si ricordino tutto del corpus iuris civilis, della perifrastica passiva, degli interessi di un capitale o dei verbi irregolari inglesi? Con una semplice richiesta, anche il genitore più smemorato potrebbe far tornare alla mente l’argomento e magari guidare i figli nell’esecuzione del compito.

 

C’è sempre del buono in tutto, basta saperlo guardare.

Articolo di Jacopo Lubich

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