DSA - Disturbi Specifici di Apprendimento

In questa sezione troverai il contributo ed il supporto del dott. Jacopo LubichPedagogista e Tutor DSA.


Jacopo è Pedagogista e Tutor per studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Laureato e specializzato in ambito umanistico, segue il percorso formativo con l’AID (Associazione Italiana Dislessia) e prosegue gli studi con un Master sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Lavora con metodologie didattiche specifiche e riconosce e potenzia gli stili di apprendimento e gli stili cognitivi messi in pratica durante lo studio, sostenendo e incoraggiando l’autostima e la metacognizione. Instaura inoltre rapporti collaborativi con il corpo docente ed è punto di riferimento per le famiglie in materia di DSA.

 

Clicca qui per contattare il Tutor Jacopo e leggere i suoi contributi...


Gli ultimi contributi relativi al mondo DSA

Ansia scolastica e come gestirla

I compiti in classe e le interrogazioni comportano in quasi tutti gli studenti una componente di ansia più o meno forte, collegata alla paura del fallimento e dell’insuccesso. Ma per un soggetto con un autostima debole, come spesso riportano i ragazzi con disturbo specifico, anche la sola paura che tale insuccesso possa verificarsi può rappresentare un trauma abbastanza grave, per questo a volte si innescano dinamiche fortemente ansiogene legate alla scuola che concorrono ad aggravare situazioni già a rischio e il perpetuare dei circoli viziosi poco funzionali.

 

A volte infatti, purtroppo, il gruppo classe si trasforma in un luogo di disadattamento sociale e affettivo, a causa anche di dinamiche fortemente competitive tra gli studenti, che concorrono appunto ad alimentare quel circolo vizioso e i vissuti ansiosi di molti alunni.

Risulta dunque di importanza cruciale rendere la scuola un posto sicuro dove lo studente possa sperimentarsi serenamente senza avere il timore di essere giudicato e senza dover entrare in competizione con l’altro.

 

Per rendere possibile tutto ciò risulta fondamentale prima di tutto andare a sostituire la competizione con la collaborazione tra pari, all’interno della quale ogni differenza individuale costituisce un valore aggiunto e motivo di apprendimento per l’altro, facilitando la consapevolezza dei propri e degli altrui punti di forza e di debolezza in un’ottica compensativa. In questo modo si accrescono sia i livelli di autostima degli studenti, sia la percezione positiva della classe e della scuola come una comunità educante in cui crescere serenamente, in modo equilibrato, in cui conoscere l’altro e se stesso, senza il timore di essere giudicati o di fallire, sviluppando le proprie capacità e potenzialità.

 

leggi di più 0 Commenti

Compiti in estate? Assolutamente sì o meglio di no?

L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa”.

(John Dewey)

 

L’estate arriva sempre come la luce alla fine del tunnel per tanti studenti DSA, viene attesa come acqua fresca alla fine di un periodo lunghissimo e torrido. Molti genitori si chiedono che cosa sia meglio per i loro figli: staccare completamente per tre mesi oppure restare in tiro tutta l’estate? Prima di dare un suggerimento, vorrei analizzare entrambe le opinioni. 

 

Tra i genitori sostenitori del completo distacco dal mondo della scuola ci sono coloro che hanno vissuto l’anno scolastico con molte problematicità: stare dietro ai figli, ricordargli ogni singolo impegno quotidiano, fare nottate per imparare un capitolo di storia, finire una serie TV mentre si fanno le assonometrie cavaliere, diventare esperti in trattative commerciali davanti al figlio che si rifiuta di alzarsi dal letto per affrontare l’ennesima verifica della settimana, ripassare dove va il cappello sulle divisioni, cos’erano i mitocondri e disegnare quei fagioli dappertutto, riportare in colonna, stressarsi con le particelle pronominali o svenire dinanzi al riassunto della fenomenologia di Hegel, pieno di “cioè” e “tipo”! Con un anno passato così è evidente che i primi a voler “staccare la spina” siano proprio i genitori. Come dar loro torto? 

 

Tra i genitori sostenitori dell’impegno costante invece ci sono coloro che hanno vissuto con ansia l’anno appena trascorso e vivono nella paura che basti un niente per far fare trecento passi indietro ai loro poveri figli. Allora incalzano con letture poco probabili sotto l’ombrellone, ogni acquisto al supermercato è un’occasione per rivedere percentuali, sconti, divisioni e resti, ogni insetto deve essere categorizzato, di ogni pianta studiata la foglia e immaginata la diffusione geografica nel mondo, ogni redbull o cocacola bevuta è un’occasione di ripasso di educazione alimentare fatta con Civica o si trasforma in un’indagine chimica sulla composizione. Questo perché magari i loro figli, trascorso un ponte più lungo del solito, si sono dimenticati il teorema di Euclide o come si prosegue dopo "Rosa, rosae, rosae" oppure chi era il valvassino o qual è la capitale della Lituania. Se bastano due giorni di vuoto per dimenticare queste informazioni, figuriamoci tre mesi! Come dar loro torto?

 

Insomma, entrambi torto non ce l’hanno, è evidente. Però forse qualcosa non è andato perfettamente durante l’anno e forse un supporto avrebbe alleggerito la situazione: un Tutor ad esempio, una collaborazione più chiara e rilassata con i docenti, delle indicazioni su cosa è meglio o peggio per il proprio figlio, sapere dove e a chi chiedere informazioni sulla dislessia, sul PDP e sulle normative (una consulenza pedagogica?). 

 

Vivendo entrambe le esperienze con i genitori non mi sento di giudicarli, anzi. Mi sento però di consigliare loro di cercare e, possibilmente, di trovare una soluzione nel mezzo.

leggi di più 0 Commenti

Questione di stili

Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia”.

(Pennac D., 2008)

 

Quando un insegnante si trova di fronte ad un gruppo classe sta di fatto interagendo con alunni diversi, dotati di molteplici caratteristiche cognitive, e ognuno dei quali avente un proprio temperamento e dei propri interessi di cui è fondamentale tenere conto nel processo di insegnamento/apprendimento.

Ogni studente, così come ogni persona, presenta un proprio funzionamento, dei punti di forza e di debolezza, uno stile di apprendimento prevalente ed uno stile cognitivo che ne influenzano le modalità di studio e di apprendimento più efficaci, tanto più se parliamo di studenti DSA, per i quali le discrepanze sono più evidenti e marcate.

È importantissimo che gli alunni sviluppino una consapevolezza dei propri processi cognitivi e di apprendimento per vivere la scuola con maggiore serenità, come un contesto in cui sperimentarsi e conoscersi, per sviluppare un approccio allo studio e alla conoscenza che sia più efficiente ed efficace possibile, che porti ad apprendimenti significativi. È fondamentale anche per potenziare le proprie capacità, per essere più sicuri e motivati.

 

Nel presente articolo ci occuperemo di fare chiarezza sugli stili cognitivi e gli stili di apprendimento che, a volte, erroneamente vengono utilizzati come sinonimi: capiremo come è possibile misurarli e perché sono così importanti per i nostri studenti, in particolare per quelli con disturbo specifico.

 

leggi di più 3 Commenti