Ho sempre provato una certa antipatia epidermica per la premessa "in che senso?" come incipit di risposta ad una domanda di verifica orale e così, grazie anche ai tuoi "stimoli metadidattici", ho formulato questa metafora situazionale che li ha convinti e ha rimesso in gioco le loro strategie comunicative: "Ragazzi, ma ci pensate se entrando in una salumeria e chiedendo -mi darebbe un etto di lonza?- il salumiere vi rispondesse -In che senso?- Cosa pensereste? Siete stati chiari ed inequivocabili... dunque? E se a seguire vi dicesse -Guardi, abbiamo degli ottimi salumi di Parma e degli ottimi formaggi alpini...- Come minimo ripetereste -Ma vorrei un etto di lonza- Ecco questo accade nella comunicazione scolastica quando dite -In che senso?- e poi divagate convinti di aver risposto tante cose." Oggi, durante le verifiche si controllano a vicenda e si dicono "Proooof. scusi ho fatto la lonza!"

Ecco, questo per me, è un esempio di "lavoro metadidattico".

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