A come... Accoglienza! (maestra Terry)

“Accoglienza”: la incontri nei corridoi delle scuole a gennaio, a maggio e a settembre, soffocata tra le grida dei bambini e dei ragazzi e le ansie dei docenti. 

Al suono della prima campanella entra in classe con il vestito della festa e scompare dopo qualche giorno tra le pagine dei libri e dei quaderni...

 

Continua a leggere la testimonianza della Sperimentatrice Teresa...

I genitori la sussurrano con riverenza sbirciando negli zainetti degli alunni e gli insegnanti la trattano come una medicina da prendere Q.B. , “troppa potrebbe far male”!

I docenti la invocano entrando in una nuova scuola, quasi fosse un giubbotto di salvataggio a cui aggrapparsi nell’attesa che tutto si sistemi con le nuove classi.

E lei, paziente, fa il suo lavoro dispensando sorrisi, sguardi seri, strette di mano e qualche carezza, fiduciosa che qualcuno si accorga delle sue grandi potenzialità, delle sue abilità poco sfruttate, delle sue competenze non riconosciute e dei suoi contenuti immensi, come immenso è il mare delle relazioni umane.

Perché Accoglienza ha un cuore grande, un cuore colorato che appare già dall’iniziale del suo nome: A.

Quella ”A” posta davanti a quel “cogliere” che nell’etimologia stessa della parola è un elemento fondamentale, a volte poco considerato, che significa "vicinanza”.

Un movimento verso l’altro che crea l’instaurarsi di una relazione non soltanto fisica quanto affettiva con il nostro interlocutore, con chi si è posto in relazione con noi.

 

Un movimento che implica un accorciare le distanze entrando in una relazione di ascolto.

 

Padre Andrea Gallo diceva: “Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri”.


Ed io quest’anno ho deciso che quei ponti li voglio costruire, in classe, con i genitori e con i colleghi, perché credo che le relazioni positive possano essere costruite attraverso percorsi condivisi e ben strutturati e che questo possa fare la differenza in una scuola di qualità.

 

L’appoggio della mia collega di classe è fondamentale per creare le basi di un progetto che abbraccia tutto l’arco dell’anno scolastico e che si basa su tecniche relazionali da seguire scrupolosamente per fare di un percorso esperienziale un progetto di ricerca-azione; in lei ho trovato un aiuto importante e una compagna di avventura con la quale condividere la nuova esperienza.


Il primo obiettivo, dovendo “accogliere” una nuova classe di prima elementare e dei nuovi genitori, è stato quello di definire insieme il modo migliore perché l’accoglienza non sia solo relegata al primo giorno di scuola ma diventi una pratica costante, una modalità di apertura verso i bambini e le famiglie, un porsi in ascolto dell’altro.

 

Così già prima dell’inizio delle lezioni, abbiamo fatto in modo che i genitori si sentissero accolti nella nuova scuola e da noi maestre.

Li abbiamo attesi qualche giorno prima sulla porta della classe che avrebbe ospitato i loro figli, in modo cordiale, accogliendoli con una stretta di mano, un sorriso e un saluto sincero e, renderci conto delle loro emozioni, è stato il primo passo verso quell’ascolto fatto anche di gesti oltre che di parole.

 

Nel corso dell’incontro, dopo la nostra presentazione personale, dare il giusto spazio alle domande e adeguate risposte a dubbi e chiarimenti ha aperto un bel canale di comunicazione, ci siamo poste in ascolto cercando di andare oltre il solo vedere o il semplice “sentire” che a volte inganna, attraverso il pregiudizio, ed è stato un inizio bello, gratificante e costruttivo per tutti. 


Dopo questa prima esperienza la spinta a continuare sulla strada dell’incontro è stata forte e per farlo abbiamo deciso di avvalerci nei colloqui con le famiglie della tecnica dell’ascolto attivo.

 

Questo ci consentirà di guardare i bambini attraverso gli occhi dei genitori e comprendere la ragionevolezza del punto di vista dell’altro, nella convinzione che far sentire i genitori ascoltati ci ponga nelle condizioni di condurre un dialogo sereno e costruttivo poiché guidato dalla certezza di creare le basi di un percorso di intervento condiviso e basato sulla collaborazione.


E se ascoltare sarà importante, fondamentale sarà il condurre i colloqui facendo ricorso al dialogo strategico che ci permetterà di evitare il più possibile situazioni di conflitto diretto e ci offrirà la possibilità di lasciare spazio a riflessioni e modificazioni nel nostro e nell’altrui punto di vista.

 

Sappiamo bene che il percorso che ci attende non è semplice, richiede preparazione, studio, voglia di comprendere e apprendere cose nuove, scoprire modalità diverse e applicare buon senso e discernimento nell’affrontare le innumerevoli situazioni che ogni giorno ci troviamo a fronteggiare.

Se anche voi state sperimentando nuove modalità di accoglienza e avete voglia e piacere di scambiare con me riflessioni e racconti di esperienze ne sarò felice, perché convinta che dal confronto e dalla condivisione nascono nuove idee e proposte interessanti. 

Sarò dunque lieta di leggere i vostri commenti e disponibile ad aprire un dialogo.

Diventare buoni ascoltatori e accoglienti verso l’altro è una sfida che come insegnante mi sento di accettare, nella piena convinzione che, come diceva Maya Angelou “…le persone possono dimenticare ciò che hai detto, le persone possono dimenticare ciò che hai fatto, ma le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”.

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Commenti: 4
  • #1

    Tiziana Niedda (domenica, 08 novembre 2015 16:01)

    Bravissima Teresa
    Condivido pienamente quanto hai evidenziato nel tuo appassionante articolo. È importantissimo saper costruire un clima di pace nel nostro lavoro, saper costruire ponti che abbattano le barriere, saper accogliere per aprirsi, ascoltare e aiutare a crescere superando gli ostacoli che ogni giorno incontriamo nel nostro percorso. Non è facile realizzare un graduale e progressivo cambiamento che conduca ad avere rapporti ottimali con bambini, genitori, colleghi e superiori, ma dopo aver frequentato i corsi di Alberto, grazie alla tua professionalità e alla tua empatica accoglienza sono sicura che ci si può riuscire.

  • #2

    Teresa (domenica, 08 novembre 2015 17:13)

    Grazie Tiziana! ;-)

  • #3

    Alberto De Panfilis (domenica, 08 novembre 2015 21:58)

    Forza Tiziana!

    Sono certo che il primo passo (e non solo!) per costruire solidi ponti relazionali tu l'abbia già compiuto...

    Buon lavoro!
    Alberto

  • #4

    Tiziana Niedda (lunedì, 09 novembre 2015 19:09)

    Grazie Alberto!