Intelligenza numerica

“In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l’acqua e l’aria che mi circondavano erano composte da molecole e da atomi in vibrazione. Sapevo anche che l’atmosfera della Terra era continuamente bombardata da una pioggia di raggi cosmici; tutto questo mi era noto dalle mie ricerche nella fisica delle alte energie, ma fino a quel momento ne avevo avuto esperienza solo attraverso grafici, diagrammi e teorie matematiche. Sedendo su quella spiaggia, le mie esperienze precedenti presero vita.”

(Il Tao della Fisica di F. Capra)

 

Quando rileggo la prefazione di uno dei miei libri preferiti mi viene in mente quante volte, nel nostro percorso scolastico, studiamo cose che rimangono in memoria il tempo di un esame e poi cadono in oblio; a quante “etichette verbali” rimangono tali fino a che non cominciamo a fare pratica e finalmente le facciamo nostre, così da non scordarle più.

Una di queste etichette verbali per me, durante l’Università era “Intelligere attraverso la quantità”.

Nonostante il significato sia di facile intuizione e i bambini con cui svolgevo il tirocinio me ne davano una sorta di assaggio, è con la nascita di mia figlia che questo concetto è diventato finalmente mio.

 

Mia figlia, che ora ha due anni e mezzo, ha da sempre guardato il mondo attraverso i numeri; ogni volta che qualcosa cattura la sua attenzione lei coglie prima di tutto la quantità, se vede dei cavalli in un prato o delle moto per strada lei dice “Guarda mamma sono due moto (anche se in realtà sono di più)” e poi comincia a contarle a modo suo.

 

“Intelligere attraverso la quantità significa proprio capire, ragionare, interpretare il mondo attraverso il sistema cognitivo di numeri e quantità.”

 

Quando parliamo di bambini siamo molto concentrati sulle tappe di sviluppo psicomotorio e linguistico; tralasciando spesso un altro istinto, un'altra capacità che, così come il linguaggio, è innata: l’intelligenza numerica.

 

Ho raccolto per voi delle considerazioni della dott.ssa Daniela Lucangeli, che si occupa proprio di Difficoltà e Didattica della matematica e di cui abbiamo già inserito nel sito molti video.

 

Quand’è che si sviluppa l’intelligenza numerica?

Le scienze cognitive hanno messo in evidenza che il nostro cervello ha un elaborazione della quantità precocissima, a base innata e potentissima. 

È precocissima perché se pensiamo al neonato in una stanza in braccio alla mamma sappiamo che questo non è ancora in grado di chiamarla per nome, ma sa perfettamente che è 1, e se nella stanza giunge il papà non saprà ugualmente chiamarlo ma saprà riconoscere 1 diverso da 1.

Tra le principali teorie sullo sviluppo della conoscenza numerica alcune sperimentazioni condotte da Antell e Keating hanno confermato come neonati da 1 a 12 giorni di vita riescano a differenziare insiemi di 2 o 3 elementi.

 

Innata perché ancor prima di imparare a parlare l’uomo ha dovuto imparare a interpretare il mondo attraverso la quantità; pensiamo, per esempio, all’importanza per i nostri più lontani antenati di saper riconoscere se ci si trovava di fronte ad 1 tigre oppure a 3 tigri.

 

Potentissima perché? Nonostante venga molto trascurata nei primi anni di vita l’intelligenza numerica non decade, non subisce un impoverimento cognitivo, fino a che con l’ingresso nella scuola non viene poi stimolata in maniera convenzionale. 

Al contrario pensiamo a cosa succederebbe se non stimolassimo l’intelligenza verbale per i primi due anni di vita; con molta probabilità ci ritroveremmo un bambino per lo più muto.

 

Chiarito quindi che i bambini riescono ad intelligere attraverso la quantità in tempi rapidi c’è ancora un un'altra domanda.

 

Dov’è che si sviluppa l’intelligenza numerica?

Ritorniamo all’esempio del linguaggio che ci aiuterà a capire meglio.

Per stimolare il linguaggio (l’intelligenza verbale) di un bambino molto piccolo di solito facciamo giochi che gli permettono di esercitare l’apparato bucco-facciale (pernacchie, balbettii, soffi, linguacce, ecc.) e più lo esercita più diventa bravo.

L’intelligenza verbale ha quindi una sua articolazione motoria che è appunto la bocca; di fatto sappiamo che anche a livello cerebrale le due aree (quella del linguaggio e quella dell’articolazione bucco-facciale) sono vicine tra loro.

L’intelligenza numerica ha invece la sua articolazione motoria nelle mani. Ciò vuol dire che per stimolare l’intelligenza numerica si dovrebbe “fare” più che “dire”

 

Tant’è vero che anche a livello cerebrale le due aree (quella del linguaggio e quella della cognizione dei numeri) sono distanti tra loro.

Pensiamo invece a quanto la didattica della matematica sia veicolata da meccanismi fonologici (cioè da parole): meccanismi della cognizione verbale che non hanno nulla a che fare con i meccanismi della cognizione numerica. 

L’intelligenza numerica evolve avendo bisogno di un dominio di aiuto che si basa su strategie visuospaziali.

 

Questo è uno dei motivi per cui molti bambini presentano grosse difficoltà in matematica senza avere un Disturbo Specifico. 

In molti convegni nazionali svolti durante gli ultimi anni si continua a ripetere che l’attuale didattica della matematica non sempre garantisce l’evoluzione del sistema del calcolo. Si pensi per esempio a quanto tempo si dedica al calcolo scritto, che tra l’altro non c’entra nulla con le funzioni cognitive che garantiscono l’intelligenza numerica, e quanto poco al calcolo orale che è quello che per esempio ci aiuta a sviluppare le famose strategie visuospaziali di cui parlavamo prima.

 

È chiaro che servirebbero più incontri tra scuola e chi si occupa di scienze cognitive perché la condivisione di informazioni è un passo fondamentale del cambiamento. 

Nell’ottica della prevenzione mi piacerebbe suggerire alle insegnanti che a Settembre prenderanno i bimbi di 5 anni e quelle che prenderanno le Classi Prime, di studiare e sperimentare insieme ai propri alunni “Il Metodo Analogico” di Camillo Bortolato e di adottare come strumento la “Linea del 20” al posto dei regoli. 

 

Nei laboratori che ho condotto quest'anno nelle Scuole, molte attività sono state ispirate al “Metodo Analogico” (non solo per la matematica) e sono state di grande aiuto per identificare precocemente alunni in difficoltà.

 

Per chi fosse curioso e desideroso di avvicinarsi al Metodo suggerisco di scaricare l'articolo di Bortolato (che trovate qui sotto)... sicuramente un buon punto di partenza!

 

Mi piacerebbe inoltre che durante l’anno condividiate con me le vostre esperienze e, per chiarimenti e/o suggerimenti, cliccando qui mi trovate come al solito a disposizione!


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LA LINEA DEL 20 - prof. Camillo Bortolato
La teoria della LINEA DEL 20 del prof. Bortolato in 40 pagine
Camillo Bortolato - TEORIA IN 40 Pagine.
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Commenti: 1
  • #1

    natalia (sabato, 18 aprile 2015 18:38)

    e giochi?