Quanto valgono gli approcci preconfezionati?

Ho sentito l’esigenza di scrivere questo articolo dal momento che, soltanto negli ultimi tre giorni, mi è capitato di confrontarmi con due insegnanti perplesse rispetto al metodo MetaDidattica©.


Mi spiego: la perplessità delle docenti riguardava il fatto che io proponessi strategie “preconfezionate” per gestire specifiche dinamiche scolastiche.


Ma come è possibile pensare che esista una tecnica unica, quando le classi (e ogni singolo studente) è un universo a sé?

In effetti, tenendo ben presente il mio caro concetto di “respons-abilità”, mi sono chiesto cosa avesse potuto trasmettere quest’idea, dal momento che io per primo mi batto per valorizzare l’unicità di ciascuno (docente o studente che sia). Già soltanto ponendomi questa domanda, ho capito che definire “coltellino svizzero” l’insieme di strategie che ho voluto proporre con i miei video non mi ha di certo aiutato a far emergere l’attenzione al singolo che il mio approccio ha tra i propri presupposti.

 

Figurarci che una delle definizioni che vengono date della Programmazione Neuro Linguistica (PNL), una delle discipline alla base del metodo MetaDidattica©, è la seguente: “Lo studio dell’esperienza soggettiva”.
Pensare poi che l’Approccio Breve Strategico (anch’esso al centro del metodo) è un sistema che si autocorregge sulla base dei risultati/feedback ottenuti dai diretti interessati.

 

Insomma, ho voglia di chiarire un po’ meglio il mio modo di vedere la didattica: NON credo che possa esistere UN approccio efficace. Ritengo che ogni studente (e ogni classe) vada considerato nella sua unicità e, su quella base, aiutato in modo personalizzato.


È per questo motivo che la terza disciplina sulla quale fondo il mio metodo è il famoso Ascolto Attivo di Rogers. Riuscire ad ascoltare uno studente, quindi entrare in contatto con la sua realtà e comprenderla più da vicino, può consentire all’insegnante di fargli percepire una o più alternative.

Banalizzando, faccio l’esempio di un ragazzo che è convinto di non essere portato per una specifica materia: quella sua credenza non è soltanto un suo modo di vedere sé stesso e le proprie abilità, ma anche un modo di non vedere il resto del suo potenziale. Un docente capace di entrare in contatto con una situazione del genere, potrà cominciare ad “allargare la mappa del mondo” di quello studente (in riferimento alla famosa citazione del linguista Alfred Korzybski, ascolta questo breve racconto o guarda questo video), in modo da aiutarlo a percepire diversamente sé stesso e il “mondo circostante”.

 

Le strategie con le quali il nostro insegnante potrà arrivare ad ottenere questo “allargamento di prospettive” dell’alunno sono molte (non ne esiste una sola); comprendere meglio la realtà del ragazzo permetterà al docente di scegliere le migliori per aiutare quello studente.

 

Ritengo auspicabile che ciascuno di noi tenga sempre ben presente l’unicità nostra e di chi ci sta attorno, potendo comunque contare su qualche strumento pratico da testare e mettere subito alla prova in classe.


Ecco perché voglio comunque offrire delle ricette già pronte: non lo faccio per imporre i miei gusti a chiunque passi davanti alle pietanze che offro, ma per consentire a coloro che le apprezzano di poterne cominciare a godere.

Il mio impegno (e qui lo dichiaro pubblicamente) è approfondire quanti più stili di cucina mi sarà possibile, in modo da rendere sempre più ampia la mia offerta culinaria e... formativa.

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Commenti: 5
  • #1

    Piercarlo (mercoledì, 24 ottobre 2012 16:20)

    Complimenti Alberto! Bellissimo articolo, denso di riflessioni profonde comunicate con semplicità: la semplicità di chi sa che il proprio è solo uno dei tanti modi di cucinare, e che comunque investe passione ed energia nel migliorare i propri piatti!

  • #2

    rosa (mercoledì, 24 ottobre 2012 21:13)

    Te lo avevo già detto Alberto che il docente è POTENZIALMENTE la risorsa didattica più all'avanguardia !!!!

  • #3

    rosa (mercoledì, 24 ottobre 2012 21:21)

    Perchè un docente conduca il proprio alunno ad un "allargamento di prospettive", occorrerebbe che egli per primo allargasse le proprie....
    Io credo che qualunque "ricetta" si possa imparare da altri (siano essi colleghi, formatori, libri...) rappresentino una sorta di lista di PAROLE che però in se stesse non sono la poesia: sta al docente comporre la poesia, cosa che senza parole è impossibile da realizzare. Non so se mi sono spiegata.

  • #4

    Alberto (mercoledì, 24 ottobre 2012 21:54)

    Ti sei spiegata benissimo, Rosa... Perfettamente! :)

  • #5

    elqua (giovedì, 01 novembre 2012 23:53)

    gli ingredienti servono per qualsiasi ricetta... il segreto sta nel saperli utilizzare combinandoli nel modo più idoneo per il contesto in cui operi e renderli così efficaci e produttivi. Ma se non sai quali ingredienti usare, come puoi re-inventare i piatti che ti appaiono pre-confezionati? ogni novità ha radici nella tradizione e il cambiamento - anche se è come uno scossone- è sempre figlio di qualcuno... complimenti Alberto!