Chi ha il tuo telecomando? Scopri quanto sei in equilibrio...

Abbiamo già trattato diverse volte il tema dell'equilibrio emotivo: lo abbiamo fatto concentrandoci sui messaggi delle emozioni, sulla possibilità di sfruttare il respiro per stare meglio, sui meccanismi alla base delle nostre reazioni e sugli effetti che queste generano nei nostri interlocutori.

 

Questa volta voglio proporti una prospettiva ulteriore: quanto "potere personale" perdiamo quando qualcuno riesce a farci reagire?

 

Facciamo qualche esempio: riceviamo a colloquio un genitore che ci accusa di non essere stati abbastanza professionali col figlio; oppure veniamo convocati dal Dirigente che è convinto di aver ragione da vendere su una questione di nostra competenza; o ancora ci ritroviamo di fronte ad un ragazzo che ci provoca o che si dimostra refrattario ad ogni nostro consiglio.

In tutti questi casi il nostro umore potrebbe cambiare, di pari passo al nostro atteggiamento. Non parliamo solo del caso più eclatante, quello in cui rispondiamo duri, piccati o innervositi (fighting); facciamo riferimento anche a tutte quelle volte in cui perdiamo la nostra naturalezza (freezing) o tergiversiamo cambiando discorso (flying).

In tutti questi casi possiamo paragonare quel mutamento ad un cambio di "canale": fino a quel momento i nostri schermi trasmettevano un documentario (eravamo cioè presenti a noi stessi e stavamo facendo tutto al meglio) fino a che, scivolato dalla tasca strappata della resilienza, il telecomando delle nostre emozioni è finito nelle mani sbagliate. Ed è stato così che qualcuno, senza il nostro permesso, è riuscito a cambiare le trasmissioni, sintonizzando magari su un film di guerra o su un programma che proprio non ti piace.

 

Ma a quante persone siamo disposti a concedere un lusso simile? 

 

Personalmente ho deciso di togliere le batterie al mio telecomando, a meno che ad averlo in mano non siano mia moglie, i miei genitori, le mie sorelle, i miei nipoti o qualche buon amico. 

In tutte le altre occasioni mi impegno ad essere presente (visto che la soluzione non sta di certo nell'ignorare il nostro interlocutore) e a mettere a frutto quello che ho imparato negli ultimi anni.

Gestire le provocazioni è possibile, come lo è comunicare in modo strategico o mettere gli altri in contatto con le nostre esigenze.

 

Senza falsa modestia devo dire che riesco a fare quanto appena scritto. Ci riesco sempre? No di certo! Ma sono convinto che la mano più grande me la dia la consapevolezza di avere a disposizione diversi modi di interagire con quello che mi accade.

Non è il comportamento di chi abbiamo di fronte che cambia (in peggio) il nostro atteggiamento, ma la sensazione di ingiustizia ed impotenza che proviamo quando ci sentiamo con le spalle al muro: se di fronte a quella provocazione non posso far altro che alzare la voce, oppure mordermi la lingua, o ancora abbassare lo sguardo e buttar giù il boccone amaro, mi sentirò privato della mia libertà, della libertà di scegliere come comportarmi.

 

È per questo che credo nel mio lavoro: credo nelle opportunità che mi regala di poter scegliere fra più opzioni; credo nel contributo che riesco a proporre a chi vuole sperimentare nuovi modi di interagire e comunicare.

 

E tu, a chi concedi il lusso di utilizzare il tuo telecomando? Se ti va di scoprire nuovi modi di usare la comunicazione strategica, clicca qui...


Comunicazione Strategica (16 ore)

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