Scuola e PDP

Mi trovo a constatare che sempre più la Scuola mostra delle difficoltà nel convivere con la dimensione dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Come pedagogista e tutor sto notando che quest'anno, iniziato a settembre 2021, sta accadendo qualcosa di comune in tante scuole: si stanno calpestando con estrema leggerezza i diritti degli studenti DSA.

 

Non è mia intenzione accusare nessuno, voglio solo sollevare la questione e riflettere insieme a voi.

Spesso la soluzione non è puntare il dito, ma cercare di comprendere cosa può essere andato storto nella formazione, nella comunicazione o nei comportamenti di tutti. I docenti si stanno trovando ad affrontare una situazione mai vista prima, con la DAD, le quarantene, etc. Hanno tutta la mia stima e comprensione. Sono loro che possono superare questo drammatico periodo scolastico investendo ancora una volta sulle loro competenze pedagogiche e professionali, ma soprattuto sulle loro doti umane.

Riguardo al mondo dei DSA, noto che ci sono delle incomprensioni sulle direttive del PDP. Cercherò allora di fare chiarezza in breve. Alcuni aspetti in special modo non vengono tenuti in considerazione, come le interrogazioni programmate, la riduzione del carico di compiti a casa e l’ausilio di strumenti compensativi.

 

Per quanto riguarda le interrogazioni programmate, sembra che vengano viste come “aiuti” in più, come facilitazioni per chi non è in grado di studiare. C’è invece una dimensione emozionale sottostante, oltre che psicologica, che questa indicazione del PDP va a tutelare: quella della serenità degli studenti. Uno studente DSA, sappiamo, è tendenzialmente più ansioso di un coetaneo non DSA, più agitato quando sottoposto a verifica e vive gli impegni scolastici con più stress e fatica. Inoltre, uno studente DSA può avere difficoltà di pianificazione, di organizzazione e di gestione del tempo (oltre che dello spazio, dei materiali, etc...) per cui avere degli impegni prefissati e stabiliti lo aiuta ad avere una struttura entro cui muoversi, organizzarsi e gestire la propria ansia. Interrogarlo a sorpresa, sottoporlo ad una verifica non programmata, vuol dire gettarlo nel panico più assoluto, vuol dire metterlo sotto uno stress impensato e, soprattutto, vuol dire minare la sua autostima. Questo perché uno studente “pizzicato” a sopresa sa che dovrà sostenere una prova difficilissima per lui, senza gli strumenti che si è costruito per sopportarla, senza aver fatto chiarezza in testa, senza sapere cosa gli verrà richiesto, quanto sarà l’impegno. Da lì iniziano una serie di preoccupazioni e riflessioni che minacciano per la sua tranquillità e quindi la capacità di rispondere in maniera adeguata all’impegno richiesto. Senza pensare al suo immediato abbattimento, conscio di un altro (se non ennesimo) fallimento.

 

C’è una vasta letteratura pedagogica e psicologica che spiega le implicazioni di uno stato di stress prolungato per studenti adolescenti e preadolescenti: conosciamo tutti le conseguenze. Noi, in primo luogo come esseri umani, poi come pedagogisti, educatori e insegnanti, dobbiamo agire per tutelare gli aspetti più importanti della formazione umana: la serenità, la fiducia in se stessi e negli altri, il fatto di riuscire a trovare il senso di tutti quello che ci è intorno. È una sfida dura, ma siamo forti e preparati, basta solo impegnarsi. E si parte proprio dal rispettare e rendere efficiente il PDP.

La riduzione del carico di compiti a casa spesso viene interpretato come un “voler far di meno”. Invece viene richiesto a causa delle difficoltà dei ragazzi con DSA, in special modo a causa della Memoria di Lavoro. Essa è la capacità di tenere a mente e manipolare le informazioni per un breve periodo di tempo consentendo di mantenere ed elaborare le informazioni durante l’esecuzione di compiti cognitivi. Essa è coinvolta nel recupero delle informazioni dalla memoria a lungo termine, nell’organizzazione del discorso (perché è necessario trovare le parole adeguate e riorganizzarle nella maniera più efficace), nel recupero lessicale, nell’organizzazione sintattica, nella comprensione del testo e nel ragionamento aritmetico. Gli individui con Disturbo Specifico dell’Apprendimento hanno una Memoria di Lavoro compromessa e non riescono quindi a gestire a lungo l’attenzione perché va in sovraccarico cognitivo, tendono quindi a cancellare le informazioni (o a conservarle in parte) e tendono a perdere l’attenzione.

 

Nel PDP si richiede pertanto di ridurre il carico di lavoro a casa perché uno studente DSA potrebbe impiegare due, tre volte il tempo di un altro studente per svolgere lo stesso compito assegnato (spesso con risultati inferiori alle aspettative). Inoltre, questo impegno eccessivo riduce notevolmente le sue energie mentali, causando distrazioni che, conseguentemente, implicano uno sforzo aggiuntivo per correggere errori e ritrovare l’impegno e l’attenzione. E così via, un circolo continuo in cui lo studente più cerca di impegnarsi e più è stremato, al limite delle sue potenzialità, frustrato. 

 

È importante che la mole di lavoro a casa venga suddivisa in maniera intelligente: questo può essere compito di un docente oppure di un Tutor che segue il ragazzo o la ragazza a casa. Da una vasta e esaustiva letteratura in merito abbiamo compreso come la ripetizione di un argomento, di un esercizio che sia, non sortisce gli stessi effetti sugli studenti DSA. Per cui è più efficace ridurre il carico di esercizi o pagine da studiare in modo da far studiare ed esercitarsi adeguatamente, in maniera strutturata e intelligente, senza esaurire le energie che dovrebbero essere impiegate per tante altre discipline.

 

Per quanto riguarda infine gli strumenti compensativi sono elementi imprescindibili per il lavoro degli studenti DSA, come mappe mentali, concettuali, calcolatrici, tabelle, schede e formulari.  Sono strumenti cartacei, tecnologici o digitali costruiti su misura per ogni studente. Per quanto possano essere utili se condivisi, è più opportuno che ognuno prepari e organizzi il suo strumento, perché ogni studente è diverso dagli altri e diverse sono le potenzialità cognitive di ognuno. Lo strumento compensativo, come suggerisce la parola, consente di compensare laddove lo studente è deficitario: nella lettura, nel calcolo a mente, nel recuperare fatti dalla memoria, nell’organizzare un procedimento, etc. La sua utilità è visibile già nella sua costruzione: infatti lo studente durante la preparazione sta già lavorando in maniera efficiente su un apprendimento significativo (da preferire mille volte a quello meccanico). Una volta preparato, lo strumento resta un appiglio utile nel momento di ansia e panico, per cui basta un colpo d’occhio per epurare le paure e restare fissi sull’obiettivo. È importante che lo strumento compensativo sia supervisionato da un docente o da un Tutor per fare in modo che sia utile allo studente specifico e che sia strumento per il successo didattico. 

 

Gli strumenti compensativi sono garantiti dal PDP e quindi dalla legge 170 per cui dobbiamo imparare a costruirli e ad utilizzarli al meglio. Dobbiamo prima di tutto uscire dal concetto che sono “aiuti”. Lo sono, certamente. Ma non ci verrebbe mai in mente di togliere gli occhiali ad un miope prima di una gara di chi legge più lontano!

 

Scopri il nostro nuovo percorso

Scopri il nuovo percorso di Coaching Scolastico
Scopri il nuovo percorso di Coaching Scolastico

Scrivi commento

Commenti: 0