Mettersi in discussione: un aspetto fondamentale del metodo scientifico

Nelle ultime settimane sono stato impegnato con lo studio: a breve dovrò sostenere l’esame di metodologia della ricerca.

 

Nonostante la fatica e l’impegno richiesto (soprattutto in questo periodo dell’anno) sto ricevendo innumerevoli input preziosi per il mio lavoro: rispolverare i presupposti alla base del metodo scientifico mi ha portato a riflettere sull’importanza di mettere continuamente in discussione le proprie convinzioni “un ricercatore che si rispetti è sempre disposto a mettere in discussione il proprio modo di vedere le cose, andando alla ricerca di falsificazioni alle sue teorie piuttosto che alle sue conferme” (cfr. Popper).

Un forte scossone l’ho ricevuto anche approfondendo il saggio di Aristide Saggino e Angelo Collevecchio, intitolato Psicoterapie e metodo scientifico: i due autori passano in rassegna 4 tipologie di “psicoterapie” non scientifiche.

Fra queste c’è anche la disciplina dalla quale ho iniziato ad appassionarmi al mondo della formazione e che per diversi anni ho studiato e praticato: la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL).

Al contrario di quanto affermano i suoi sostenitori, questa disciplina non ha mai ricevuto conferme sperimentali della sua efficacia, ma ha basato la sua grande diffusione soltanto sull’intraprendenza e l’acume commerciale dei suoi co-fondatori (Bandler e Grinder) e di tutti coloro che hanno poi continuato sulle loro orme.

 

Anch’io ne ho fatto parte per diversi anni e leggere il saggio sopra-citato non è stato facile: d’altro canto, però, sono contento di aver ricevuto conferma della bontà del cambio di rotta metodologico che circa sei anni fa ho iniziato ad impartire a MetaDidattica.

Ricordo ancora quando nel 2012 mi confrontavo con un docente della scuola di Arezzo sulla bontà e sull’efficacia della PNL: nonostante anche questo docente conoscesse bene questa disciplina mi descriveva con convinzione il suo cambio di prospettiva.

 

Il Modello Strategico sviluppato dal professor Nardone basa la sua efficacia sull’attività di decine di professionisti impegnati in numerosi progetti di ricerca-azione (sia in ambito educativo che clinico): guardando in prospettiva le attività proposte da MetaDidattica dalla sua nascita ad oggi, sono orgoglioso di aver riscontrato tanti cambiamenti. Mi auguro che fra 10 anni quando riguarderò al mio approccio attuale riscontrerò comunque ulteriori evoluzioni, sintomo di una ricerca continua verso approcci e strategie utili per il mondo della scuola.

 

Se da un lato questo atteggiamento ci fa costantemente coltivare il dubbio di non fare mai abbastanza, dall’altro è foriero di fermento intellettuale e innovazione metodologica.

 

E tu quali aspetti del tuo modo di lavorare hai messo in discussione negli ultimi anni? Se ti va parlamene nei commenti.

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Commenti: 5
  • #1

    Carlo (domenica, 22 luglio 2018 07:51)

    Ho rimesso in discussione il rispetto dei ruoli, nel senso che, se prima credevo a rapporti informali tra me e genitori, adesso esigo il rispetto dei ruoli rispettivi. Altrimenti, con la situazione attuale, non se ne viene fuori!!!

  • #2

    Anna Maria (domenica, 22 luglio 2018 08:32)

    Ho messo in discussione il metodo frontale ma, nonostanti le diverse sperimentazioni, è quello che mi garantisce il silenzio e almeno 15/20 minuti di attenzione. Purtroppo, gli stessi ragazzi la reputano la "reale"lezione e non una particolare "ricreazione". Spesso mi ritrovo a dover gestire le loro relazioni piuttosto che a collaborare all'apprendimento di metodi e contenuti.

  • #3

    Teresa (domenica, 22 luglio 2018 10:41)

    Mettermi in discussione e rivedere i miei metodi e le mie modalità di azione è qualcosa che mi contraddistingue da molto e che ho "imparato" a fare, e devo dire che se a momenti crea un senso di disagio e di disorientamento, quando poi si ritrovano i punti fermi e si acquisiscono strumenti nuovi per operare al meglio o si confermano le proprie scelte iniziali, la soddisfazione è molta. In questo l'approccio strategico alla "vita", imparato con le metodologie del professor Nardone conosciute tramite il mio percorso Metadidattica e Fym, ho imparato ad affrontare con metodo scientifico soprattutto quelle situazioni che provocano momenti di crisi, ed anche se non so applicare al meglio le tecniche imparate, già il fatto di conoscerle e approcciare con criticità il mio agire ha reso migliore il mio modo di accettare le sconfitte e celebrare le vittorie!!!!
    Buona domenica

  • #4

    Teresa (domenica, 22 luglio 2018 10:45)

    Chiedo scusa, nel post precedente è saltata una parte del testo, il senso è comunque comprensibile.
    Mettersi in discussione è bello per il nostro Ego ed il cervello!!!!! ��

  • #5

    Marina (domenica, 22 luglio 2018 17:58)

    Alla fine della Seconda Liceo Scienze Umane, tratto con la classe proprio Popper, Kuhn e Feyerabend: dal cigno nero all'anarchismo metodologico; conobbi questa prospettiva grazie al grande prof Giovanni Reale, docente di Storia della Filosofia Antica - poco meno di trent'anni fa - e da allora l'approccio non mi ha più abbandonato, è diventato parte di me. Leggo, studio, approfondisco, 'miscelo' prospettive e creo approcci miei, torno indietro, vado avanti: nulla si inventa, tutto si trasforma.
    Grazie per questo articolo e per aver portato all'attenzione la metodologia della ricerca.