2 passaggi per gestire la mancanza di collaborazione

Cosa fare quando non otteniamo la collaborazione che vorremmo?

 

Facciamo qualche esempio: chiediamo ad uno Studente di non parlare più con il suo compagno di banco durante la lezione, invitiamo la classe a fare più attenzione, preghiamo un Genitore di darci supporto con il proprio figlio, suggeriamo ad una Collega di portare avanti in modo diverso il progetto sul quale state lavorando insieme (in teoria)...

 

È piuttosto frequente incontrare non poche resistenze: ma come fare per ottenere maggiore collaborazione?

 

I passaggi che ti suggerisco sono due:

  1. passa dalle sensazioni alle informazioni;
  2. individua la tipologia di resistenza specifica e utilizza gli stratagemmi più adatti.

 

1. PASSARE DALLE SENSAZIONI ALLE INFORMAZIONI

Quando ci troviamo di fronte ad una situazione complessa da gestire è piuttosto frequente che la nostra "pancia" inizi a scalpitare: viviamo emozioni/sensazioni che ci "attivano". Questa condizione di ingaggio emotivo, oltre a non essere particolarmente piacevole, può risultare anche decisamente disfunzionale alla risoluzione della difficoltà. Agire d'impulso raramente ci consente di trovare una strada che stimoli la collaborazione. Inoltre, le nostre reazioni tendono a generare reazioni anche negli altri.

 

Come fare allora per ridurre questo rischio?

Uno strumento che ci può aiutare molto in queste situazioni è la ricerca di informazioni. Vediamo subito cosa si intende per "informazioni": quest'ultima parola fa riferimento a tutto quello che può essere visto con gli occhi o ascoltato con le orecchie. In sostanza parliamo dei "fatti" nudi e crudi che sono avvenuti o che stanno avvenendo.

Dal momento in cui non è possibile non provare sensazioni, dobbiamo trovare un "antidoto": la nostra attenzione può essere rivolta alle sensazioni (introspezione) o alle informazioni (estrospezione), mai ad entrambe le direzioni contemporaneamente. Ecco perché, se la bilancia della nostra attenzione punta di più in direzione delle sensazioni, possiamo ribilanciarne i piatti cercando (con occhi e orecchie) le informazioni.

Questa ricerca, oltre che placare le pance e farci ritrovare maggiore lucidità, ci consentirà di muoverci verso il passaggio successivo, che richiede una visione il più possibile oggettiva.

 

 

2. INDIVIDUARE LA TIPOLOGIA DI RESISTENZA AL CAMBIAMENTO

Esistono 4 tipologie di resistenza al cambiamento (rif. Nardone's model) che vanno trattate in maniera completamente differente l'una dall'altra! Ad esempio, con un comportamento di tipo oppositivo (resistenza di tipo III) dovrò scegliere stratagemmi completamente diversi rispetto a quelli che risultano funzionali con un comportamento di tipo vorrei ma non posso (resistenza di tipo II). Lo stesso vale per un comportamento di tipo collaborativo (resistenza di tipo I) rispetto ad uno manifestato da chi non può né collaborare né opporsi (resistenza di tipo IV).

Ciascuna di queste resistenze, con un po' di pratica e seguendo le giuste indicazioni, può essere riconosciuta e "gestita" nel modo più funzionale: questo non garantisce un risultato certo al 100%, ma fa crescere in modo significativo la propria efficacia professionale.

 

E tu, in che modo gestisci le diverse resistenze al cambiamento? Noi di MetaDidattica impariamo a farlo qui...

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