Qualche spunto sulle dinamiche di gruppo

In questi giorni ho avuto l’opportunità di partecipare, insieme al mio collega Piercarlo, a due giornate di formazione tenute dai formatori esperienziali dell’Ufficio Orientamento e Sviluppo del Personale di Esercito Italiano, per i futuri formatori esperienziali che lavoreranno in Forza Armata. Le due giornate erano dedicate rispettivamente alla Leadership e al Problem Solving.

Mi va di riportare alcune considerazioni che ho trovato molto interessanti e che ritengo possano rappresentare un utile spunto di riflessione per il lavoro di ciascuno: quali sono i fattori che influenzano l’efficacia di un gruppo di lavoro? Da cosa possono essere influenzate le dinamiche relazionali presenti in un team? Come mai a volte, pur avendo un’idea sicuramente “vincente”, gli altri non la prendono in considerazione?

Il Maggiore Giorgio F., il docente della seconda giornata di corso, ci ha presentato un modello di dinamica di gruppo molto chiaro; quando interagiamo con qualcuno (almeno un’altra persona), oltre al contenuto della nostra comunicazione, altri tre fattori possono risultare cruciali: le emozioni, la relazione e lo status dei coinvolti.

Questi ultimi tre fattori possono favorire un sano e proficuo confronto sul contenuto oppure, al contrario, generare incomprensioni, inefficienze o conflittualità. Emozioni funzionali all’obiettivo che il gruppo intende raggiungere sono essenziali al buon esito delle attività. Lo stesso vale per le relazioni che entrano in gioco quando si è impegnati a cooperare. Anche lo status (sia quello istituzionale che psicologico) e le interazioni gerarchiche che ne conseguono sono senz’altro da tenere in considerazione.

 

Come fare quindi a “giocarsi bene” questi tre elementi, in modo che il nostro contributo possa essere percepito di valore e, quindi, risultare efficace? Di seguito ti propongo alcuni spunti pratici, senz’altro da approfondire.

 

EMOZIONI

1. Coltivare un buon equilibrio emotivo: abbiamo trattato spesso questo tema sul blog. Sappiamo perciò che non parliamo di un’azione, ma di un percorso di sviluppo personale (con evidenti ricadute professionali) che va portato avanti nel tempo.

2. Allenarsi a passare dalle sensazioni alle informazioni: anche qui siamo di fronte ad un’abilità da sviluppare, ma a differenza del punto precedente, parliamo di comportamenti precisi da compiere.

 

RELAZIONI

1. Imparare l’arte della comunicazione strategica: evitare quindi le trappole relative a tutte quelle modalità di comunicazione (e di conseguenza di relazione) indicative, assertive, ingiuntive, imperative.

2. Creare un ponte verso i nostri interlocutori: in alcuni casi basterebbe poco, ma le resistenze ci impediscono di compiere quel passo.

 

STATUS

1. Cerchiamo la persona dietro al ruolo: non basta dirlo, ma in alcuni casi è utile ricordarcelo. Sia nei confronti dei nostri superiori, sia verso i nostri subordinati, coltivare relazioni che non ci facciano perdere di vista la dimensione umana è una responsabilità.

2. Orientiamo da subito la qualità delle nostre interazioni: può aiutarci, per esempio, una domanda ad alternativa di risposta che inviti ad un confronto indipendente dai ruoli in campo. Per esempio: “Preferisci uno scambio più formale oppure vogliamo permetterci, in questa fase, di interagire in modo più libero, a prescindere dai nostri attuali ruoli di progetto?”.

 

Siamo di fronte a semplici suggestioni, ma credo che possano rappresentare un buon punto di inizio per un ragionamento più ampio, da portare avanti insieme o in autonomia.

 

Attendo tuoi commenti o comunicazioni: mi farebbe piacere aprire un confronto!

Corso di Problem Solving (2 giorni)

Corso accreditato MIUR: disponibile Carta del Docente
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