Meglio puntare a cambiamenti instabili oppure a cambiamenti persistenti? (La risposta non è per nulla scontata)

In questi giorni sto leggendo Il cambiamento strategico, l'ultimo libro scritto a quattro mani da Giorgio Nardone e Roberta Milanese.

 

Un passaggio sul quale mi sto soffermando è quello riguardante le diverse tipologie di cambiamento; in particolare, spesso diamo per scontato che il cambiamento, per risultare di qualità, debba essere duraturo. Gli autori ci guidano invece a comprendere quali dinamiche troverebbero effettivamente giovamento da un cambiamento stabile, quali invece ne rimarrebbero "limitate".

 

Vediamo quindi insieme qualche passaggio significativo del manuale, provando a creare dei riferimenti con il nostro impegno quotidiano di gestire il cambiamento nel contesto scolastico.

"...partendo dal presupposto che sia efficace solo un cambiamento che, una volta realizzato, si mantenga nel tempo. Ma, se questo è ragionevole per un intervento di cambiamento terapeutico, ossia per il passaggio da una condizione di malattia a uno stato di salute, non è affatto calzante se applicato all'evoluzione e alla crescita della persona, che è connotata da costanti cambiamenti evolutivi, biologici, psicologici, relazionali e sociali. [...] In natura, infatti, tutto evolve e niente è immutabile."

 

Per quel che ci riguarda, sarebbe quindi utile mettere a fuoco quali dinamiche a Scuola potremmo accostare all'idea di "cambiamento terapeutico" (anche se di "terapia" in senso stretto possono occuparsene solo i professionisti dell'ambito medico e psicoterapeutico) e quali invece rispondono più ad una logica di crescita ed evoluzione.

Riflettendo, stento a trovare delle situazioni scolastiche che si sposino col primo tipo di cambiamento; forse perché, potremmo dire per definizione, il contesto educativo è per sua natura in costante sviluppo.


In che modo questa riflessione potrebbe essere d'aiuto? Personalmente credo che "far pace" con questa caratteristica della nostra professione potrà aiutarci a tirare un sospiro di sollievo di fronte a quelle problematiche che stentano a darci risultati duraturi: il nostro lavoro, probabilmente, ci chiede di confrontarci con un ambiente ed una fase di vita dei nostri Studenti in continuo mutamento.

Dovremmo quindi puntare a dare ai nostri Alunni strategie flessibili per studiare, per relazionarsi con i propri compagni e con gli adulti di riferimento, per adattarsi ai diversi stili di insegnamento dei propri Docenti e ai diversi ritmi che a volte ci vengono imposti.

 

"...l'efficacia e la validità della tipologia di cambiamento si misura non "a priori", bensì sulla base dell'obiettivo da raggiungere. [...] Non esiste una tipologia migliore di cambiamento, ma solo quella più idonea al singolo caso."

È questo che apprezzo molto il modello di Problem Solving che trattiamo nella nostra Scuola di formazione: il suo protocollo d'uso prevede infatti una ricerca di "misuratori" d'efficacia dell'intervento, che ci consentano di monitorare quando le nostre strategie funzionano e quando, invece, dovrebbero essere rivedute e corrette.

 

 

È per le ragioni finora elencate che MetaDidattica, attraverso i corsi e le risorse che propone agli Insegnanti, cerca costantemente di innescare in loro cambiamenti di entrambe le tipologie; oltre a questo, poi, MetaDidattica si impegna a condividere strategie in grado a loro volta di generare cambiamenti di entrambe le tipologie anche nel contesto scolastico.

 

Se ti va di scoprire di più sui nostri corsi di formazione, clicca qui o prenota un colloquio telefonico (senza impegno) direttamente con il sottoscritto (Alberto).

L'arte del Problem Solving a Scuola

Corso accreditato MIUR: disponibile Carta del Docente
Corso accreditato MIUR: disponibile Carta del Docente

Scrivi commento

Commenti: 0