Cosa vuol dire aggiornarsi con MetaDidattica (Margherita si racconta - parte 1 di 2)

Quello che sto andando a presentare è un sintetico resoconto di alcune attività che ho intrapreso, dopo aver frequentato i corsi FYM e MetaDidattica, nella mia classe di scuola elementare.

La necessità di avviare un nuovo percorso è stata resa indispensabile dall’osservazione e dalla percezione di difficoltà educative e disciplinari all’interno della classe. Tali difficoltà erano state sempre affrontate con un lavoro educativo mirato fin dalla prima elementare, ma il crearsi di un nuovo contesto che aveva alterato il faticoso equilibrio creato (inserimento di alunni problematici, relazioni con i genitori ingerenti, alternanza discontinua di supplenti, rapporti con la Dirigenza complicati) richiedeva l’applicazione di metodologie diverse, efficaci nell’immediato.

Le giornate formative organizzate da MetaDidattica e gli strumenti appresi mi avevano restituito la fiducia nelle capacità di Insegnante e l’affinamento di nuove abilità personali, che sapevo avrei potuto restituire in un secondo tempo nel lavoro scolastico, per raddrizzare la rotta della nostra nave.

L’arco temporale che andrò a descrivere nei punti salienti copre due anni scolastici, dal 2015 al 2017: la mia Classe, in quel periodo, si trovava in quarta e quinta elementare.

 

Primo giorno di scuola.

Premetto che c’era aria di attesa, sia in noi maestre che negli alunni: ci ritrovavamo dopo tanto tempo, addirittura la mia collega era stata assente un anno intero.

Il primo giorno di scuola quindi abbiamo cominciato con il primo piccolo passo, aspettando i bambini sulla soglia della classe per dare loro il benvenuto con una “stretta di mano”, seguita dai consueti abbracci festosi; in seguito, dopo i familiari “bentornati”, e chiacchiere da dopo-vacanze, abbiamo guidato gli alunni alla tecnica del “come peggiorare”, alla luce di quanto accaduto l’anno prima ma orientato verso il traguardo che avevamo concordato insieme ovvero: “Stare bene a scuola”. Ovviamente la tecnica non è stata inserita all’interno di un Dialogo Strategico ®, perché la situazione era ben chiara a tutti e in ogni sua dinamica del Chi, Cosa, Dove, Quanto, ecc. Erano chiare anche tutte le Tentate Soluzioni che avevamo sperimentato, quindi siamo partite a spada tratta! Sicuramente l’obiettivo “Star bene a scuola“ non è S.M.A.R.T.+, ma è sicuramente un obiettivo corposo che sottende tutti gli altri obiettivi sia educativi che didattici. 

 

La tecnica del "come peggiorare"

Premetto che anche noi insegnanti siamo sempre entrate nel “gioco”, infatti anche noi abbiamo introdotto le nostre aree di peggioramento e, pur guidandoli, li abbiamo affiancati in posizione one-up il meno possibile (in entrambi gli anni di sperimentazione).

La reazione degli alunni è stata davvero positiva; mostravano visi interessati ed anche a volte increduli, non c’era più il solito discorsetto dei buoni propositi di inizio anno ma qualcosa di veramente nuovo… Sono servite due lavagne per poter scrivere tutto, gli alunni si sono divertiti, ci sono stati momenti esilaranti ed altri molto seri.

Questa strategia in realtà ha ribaltato il punto di vista di ognuno e soprattutto ha responsabilizzato, in modo molto naturale, tutti i componenti della classe. Scrivere con onestà e senso critico quali sono le parole, i pensieri e le azioni che facciamo o non facciamo per peggiorare una situazione inchioda davvero l’individuo alla propria responsabilità. È uno strumento che abbiamo ripetuto spesso, sia in momenti difficili che prima del sopravvenire di momenti particolari, nei quali noi insegnanti sapevamo avrebbero potuto presentare delle criticità. I bambini ne hanno colto l’utilità immediata, perché è un sistema divertente nel quale si possono esprimere liberamente, non c’è il giusto/sbagliato, ma solo ciò che "non funziona" e ciò che "si può raddrizzare".

Inutile dire che dopo l’applicazione di questa tecnica l’attività seguente filava liscia, sia per gli alunni che per noi insegnanti.

Come un effetto valanga, i miglioramenti che abbiamo rilevato si sono estesi un po’ ovunque nella giornata didattica, in termini di attenzione (i più birichini si sono calmati) specifica e generale, in termini di motivazione, partecipazione ed interesse.

 

Le "psico-pause"

In seguito, dopo attenta programmazione delle attività, io e la collega abbiamo cominciato a portare gli alunni in giardino, per sottoporli ad attività ludiche, ma di forte impatto che abbiamo nominato “psico-pause”. 

Ogni volta abbiamo presentato brevemente in classe il gioco, seguiva poi la sperimentazione e la ripresa video in giardino. In seguito, una volta ritornati in classe, svolgevamo un de-briefing, che veniva poi riportato per iscritto con disegni e considerazioni individuali su un quaderno personale.

In pratica abbiamo presentato loro dei giochi nei quali potevano sperimentare in prima persona quanto sia importante e condizionante lavorare tutti insieme per un unico obiettivo concordato. 

Abbiamo presentato loro quindi il gioco del “Nodo umano”: messi in cerchio ed intrecciando le mani secondo uno schema, veniva a formarsi un “nodo” tra di loro che avrebbero dovuto sciogliere senza staccare la mani l’uno dall’altro.

Anche questo gioco è piaciuto tantissimo, lo scioglimento ha richiesto la collaborazione, i suggerimenti, le strategie di tutti e, alla fine, ce l’hanno fatta!

Ovviamente abbiamo fatto la ripresa con il telefono e l’abbiamo fatta rivedere…stupore e meraviglia nei loro visi nel vedere quanto erano stati abili, nonostante la situazione fosse intrecciata!

Il fattore più importante di questi giochi è che nessuno ne viene escluso, ognuno è importante e non solo: ciò che ognuno fa può influenzare tutti gli altri.

La ricaduta di questo gioco nella didattica? Hanno compreso veramente quanto, anche il compito più difficile o la richiesta più complicata, richiedano gli sforzi di tutti per essere risolti. Grande stimolo quindi alla collaborazione, nessuno escluso, compresi coloro che sono considerati i più lenti, più sbadati, meno coinvolti.

Di questo passo, con queste piccole ma grandi attività, il gruppo andava cementandosi sempre di più, i bambini hanno cominciato a guardare alla scuola con animo diverso e la permanenza di otto ore passava in fretta.

 

L’appuntamento fisso con le nostre psico-pause è quindi continuato con un altro gioco... per scoprirlo (insieme a tutte le altre attività svolte) dovrai però attendere l'articolo della prossima settimana. Intanto... BUON APPRONFONDIMENTO!

 

Margherita Vittoria Gratton

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Commenti: 1
  • #1

    margherita (lunedì, 24 luglio 2017 13:26)

    Ciao Teresa, grazie per l'apprezzamento...vicine di classe e vicine nel metodo...grazie per i feedback che ci siamo date in corso d'opera che hanno arricchito ed anche permesso di raddrizzare i percorsi tortuosi!
    a settembre ricominceremo ancora più sicure!