Valutazione, gioia e dolore di ogni Insegnante (una bella idea della maestra Teresa)

Eccoci a Febbraio, il mese più corto dell’anno, il mese del Carnevale, il mese che anticipa con le prime giornate di sole l’arrivo della primavera, il mese che, ci vede protagonisti come docenti della Valutazione degli Alunni per la chiusura del Primo Quadrimestre, e, cosa curiosa, questo pensiero mi rimanda con la mente al famoso dipinto di Munch: “ L’urlo”!

 

Non so voi che mi state leggendo, ma io mi sento così: stretta tra le rigide regole di una valutazione numerica che sforzandosi di essere oggettiva cerca parametri di riferimento, e una gran voglia di sperimentare una valutazione aperta, critica, multiforme e oggettiva di ciò che i miei alunni “hanno imparato a fare”.

Professionalmente non posso certo non tenere conto del RAV, delle certificazioni delle competenze, delle prove INVALSI, ma come insegnante sento di doverle fortemente integrare con uno sguardo più aperto e stimolante del processo di valutazione dei miei alunni.

 

Quest’anno poi, il fatto che i genitori potessero vedere la scheda di valutazione da casa senza che io potessi mediare e raccontare che bambino c’è dietro quei voti, ha fatto nascere in me un’esigenza forte, quella di fornire ai miei studenti uno strumento adeguato per gestire i commenti delle mamme e dei papà ai loro risultati.

 

Così ho cercato un modo per far comprendere loro che i voti delle verifiche quadrimestrali sono degli indicatori, dei segnalatori di ciò che so fare bene, meno bene e di ciò che ha bisogno di essere seriamente rinforzato, ponendo così l’accento su quelle che da adulti chiamiamo le nostre “aree di miglioramento”.

 

Ne è uscito un lavoro interessante e “leggero” che mi ha permesso di ridurre anche quel fastidioso fenomeno del confronto dei voti tra bambini.

Ho proposto ai miei piccoli studenti di costruire un grafico ponendo come elementi cardine i voti da 5 a 10 e le competenze verificate con le diverse prove di italiano. Sull’asse verticale i voti, su quello orizzontale le competenze: ascolto e comprensione, lettura e comprensione, produzione scritta, ortografia, grammatica e tecniche di lettura.

 

Scegliendo un colore per ogni competenza ho chiesto loro di tracciare una linea verticale per ognuna delle competenze, in corrispondenza del voto preso, in modo da avere un quadro riassuntivo generale della situazione individuale. 

Già in questa prima fase del lavoro i bambini hanno iniziato ad esprimere spontaneamente considerazioni e riflessioni, individuando, ancor prima che io lo esplicitassi, lo scopo stesso del lavoro.

 

Ho dato spazio alla discussione collettiva e allo scambio di osservazioni e la cosa bella è stata che non c’è mai stato confronto tra i bambini in termine di valutazione dell’altro, ma le riflessioni sono scaturite intorno al proprio risultato con considerazioni anche profonde, tenendo conto che ci troviamo di fronte a bambini di seconda elementare.

 

La seconda fase del lavoro ha i visto gli alunni impegnati a completare tre frasi: 1) Sono stato bravo in… 2) posso migliorare in… 3) per migliorare mi impegnerò a…

 

Io stessa sono rimasta piacevolmente sorpresa nel leggere i loro propositi perfettamente rispondenti alle aree di miglioramento di ognuno e nel rendermi conto che il mio obiettivo era stato raggiunto attraverso un processo spontaneo di analisi critica di dati oggettivi, andando ben oltre le mie previsioni iniziali.

 

Cosa ho imparato e quali riflessioni personali sono scaturite da questa esperienza? 

  • Che si può cambiare la scuola agendo da dentro, utilizzando sistemi stereotipati e freddi per farne strumenti di crescita per menti critiche e sveglie.
  • Che si può stare nella logica del voto utilizzandolo come momento di riflessione individuale.
  • Che si possono e si devono dare ai nostri alunni gli strumenti per gestire anche le frustrazioni del voto. 
  • Che il voto di per sé non costituisce una cosa buona o cattiva ma che siamo noi insegnanti che dobbiamo andare oltre la sterile discussione sul suo valore e farne uno strumento di crescita, di confronto e di critica perché comunque nessuno di noi è fuori da un sistema valutativo: siamo costantemente valutati, in tutto l’arco della nostra vita, e allora perché non imparare ad autovalutarci?

Popper riferendosi alla sua idea di scuola scrisse: "Sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere senza annoiarsi, ma si fosse stimolati a porre dei problemi e a discuterli; una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste; in cui non si dovesse studiare al fine di superare gli esami".

 

Impresa non facile certo… ma a ben guardare qualcosa sta cambiando e molti di noi hanno cominciato a costruirla una scuola così.

 

Facciamoci sentire!

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