Il "contributo" delle Famiglie nelle difficoltà scolastiche (e non solo) dei Ragazzi

Continuando in questi giorni a leggere l'ottimo libro di Alessandro Bartoletti Lo studente strategico, non posso non indicarti un aspetto fondamentale che l'autore ci descrive: " [...] in assenza di disturbi specifici dell'apprendimento o di ritardi cognitivi, le tentate soluzioni familiari [...] sono i fattori più importanti nel blocco della performance scolastica.".

 

Vediamo allora insieme alcuni di questi interventi genitoriali nati, come diceva Oscar Wilde, "con le migliori intenzioni" ma producenti "gli effetti peggiori".

Alessandro Bartoletti ci aiuta ad individuare 3 macro-tipologie di genitore impegnato con i problemi scolastici del figlio, nonché le 3 principali forme di aiuto genitoriale: le elenchiamo e descriviamo brevemente qui sotto:

 

1. Genitore CRITICISTA: estremizzando un po', "[...] è ipercritico, autoritario, aggressivo, rigido e squalificante. Pretende dal figlio elevate prestazioni scolastiche [...]. Si impone, lancia giudizi negativi, colpevolizza, puntualizza, si sostituisce a loro, ricatta emotivamente, sminuisce. [...]".

Solitamente questo genitore si preoccupa dei problemi scolastici del figlio (rivolgendosi a specialisti, terapeuti, insegnanti per lezioni private, ecc,) più di quanto il ragazzo faccia per sé.


2. Genitore PERMISSIVO: si limita ad "osservare" i problemi di studio del figlio, senza intervenire troppo, pensando "Alla fine tutto si risolverà". Quando interviene, delega "l'aiuto ad un autorità esterna: cambia scuola al figlio, gli organizza lezioni private, ecc.".
Quando viene convocato dagli Insegnanti, spesso li critica ("Lei pretende troppo da lui"), giustifica il figlio ("Sa, è molto impegnato con il basket"), minimizza ("Lo so, se solo si impegnasse di più, con le capacità che ha..."). Lo stesso trattamento può riservarlo anche al figlio ("Studiare è importante, lo devi capire", "Dovresti impegnarti di più", ecc.).
Negli ultimi anni si è largamente diffusa nella cultura italiana una variante altamente pericolosa di questo genitore, quella che Bartoletti chiama il "genitore sindacalista": questi rifiuta completamente l'autorità degli Insegnanti, difendendo a spada tratta le ragioni del figlio, mettendo sotto accusa qualsiasi iniziativa didattica del Docente. ATTENZIONE!

 

3. IPER-Genitore: è iper-coinvolto nelle situazioni scolastiche del figlio (partecipando alle attività scolastiche ed extra-scolastiche); preoccupato, ansioso, super-presente, sacrificante. Per antonomasia aiutaStudia con lui. Problematicizza le sfide che il figlio deve affrontare (compito in classe, interrogazione, ecc.).
La sua ansia si riversa sui figli. È un esempio, dice l'autore, di "accanimento terapeutico" sullo studente.

 

L'aspetto a mio avviso davvero interessante è l'ipertrofia disfunzionale di questi interventi genitoriali: nessuno degli stili appena descritti risulta disfunzionale se "assunto in piccole dosi": tutti invece producono spirali di criticità se resi estremi e ridondanti. Come diceva mio nonno (e forse anche il tuo): "Il troppo stroppia!"

 

Dopo aver dato un'occhiata alle 3 tipologie di genitore, è utile conoscere le principali 3 famiglie di intervento, descritte di seguito.

 

1. Insistenza sull'obbligo: consiste in stimoli e sproni rivolti allo Studente. Come spesso accade questo intervento nasce da ottime intenzioni, ma se ripetuto costantemente diventa una fucina di problemi: le continue raccomandazioni o il classico "devi fare i compiti" non fanno altro che far scemare la voglia, aumentare la tensione, far sviluppare nei bambini/adolescenti i primi comportamenti di rifiuto verso lo studio: fare altro, rimandare, distrarsi.
C'è da dire che il "genitore obbligazionista" (come lo definisce Bartoletti) è il più delle volte animato da intenzioni positive e genuine: purtroppo però le buone intenzioni non bastano a salvare il figlio!

 

2. Aiuto diretto fornito ai figli: molto spesso questo tipo di intervento si manifesta a casa durante lo svolgimento dei compiti.
In questa famiglia di supporto, è utile individuare tre sottotipologie di aiuto del genitore verso i figli: l'aiuto sacrificante (che spesso vede il genitore sostituirsi al figlio nei compiti e/o affiancarlo per svolgerli "assieme"), l'aiuto democratico-permissivo (tanti e continui incoraggiamenti e nessuna regola data ai figli, per far crescere in loro autonomia e responsabilità), l'aiuto critico-perfezionista (che consiste nel dare spiegazioni per ogni errore commesso dal figlio, con continue "interruzioni didattiche" e tanti elogi seguiti da rimproveri - "Hai visto che sei bravo?! È che non stai attento!").

 

3. Trattamenti speciali: prevalentemente ci sono due tipologie di trattamento speciale. L'aiuto delegante e quello fornito dal genitore che si improvvisa psicologo.

Il primo fa spesso e volentieri ricorso a lezioni private a pagamento impartite da Insegnanti esterni (e sappiamo che questa insistenza sui contenuti molto spesso NON rappresenta la chiave adatta a sbloccare i meccanismi inceppati dello Studente): nel tempo questa tentata soluzione rischia di trasmettere all'Alunno un senso di inadeguatezza, di inferiorità rispetto ai coetanei, di frustrazione. Inoltre finisce per deresponsabilizzare lo Studente.

Il secondo trattamento speciale, quello del genitore che si improvvisa psicologo assiste ad un atteggiamento eccessivamente dialogante dei genitori di fronte alle difficoltà scolastiche del figlio ("Parliamone, che problema hai?"). Basta un po' di insistenza in questa direzione che si riuscirà a trasmettere al figlio una "buona" ansia da prestazione, con relativa "creazione del caso".

 

Fatta questa panoramica, adesso vi chiedo: "Insegnanti, vi è capitato di incontrare Genitori di questo tipo? E cosa avete fatto per dialogarvi: avete seguito una strategia ben definita, oppure vi siete affidati soltanto al buon senso e all'esperienza?".

 

Buona riflessione (da) MetaDidattica! :)

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