Colloqui con le Famiglie: braccio di ferro o dialogo strategico?

Cosa possiamo fare quando alcuni Genitori sembrano volersi mettere contro di noi?

 

Durante i colloqui con le Famiglie, come in qualsiasi altra relazione, la dinamica comunicativa può divenire "oppositiva"; il fatto stesso che “NOI cerchiamo di affermare le nostre ragioni” predispone l'altra persona a contraddire quello che vorremmo fargli capire.

 

Qui mi torna in mente l’aforisma di Pascal, che ricorda: "Di solito siamo meglio convinti delle ragioni che troviamo da noi stessi, che da quelle che provengono dagli altri.”

Sia chiaro: nel ruolo dell'insegnante è compresa la responsabilità di riferire ai Genitori i risultati raggiunti (o non ancora raggiunti dal figlio) e fare in modo che si stabilisca una proficua collaborazione tra chi educa il ragazzo a casa e chi lo fa ogni mattina a scuola.


Il problema è che la probabilità di far comprendere DIRETTAMENTE il nostro punto di vista all'altro, durante uno "scontro dialettico", è davvero scarsa. 
Diverso è invece riuscire a condurre la persona stessa a maturare il nostro punto di vista, COME SE FOSSE IL SUO!

 


Per ottenere proprio questo risultato, una buona strategia comunicativa risiede nelle DOMANDE... ecco un esempio: immaginiamo di avere di fronte un genitore che non accetta il nostro modo di rimproverare il figlio quando non svolge i compiti a casa, magari lo trova ingiusto oppure non equo rispetto al presunto comportamento che teniamo nei confronti degli altri compagni di classe.



 

Da un lato potremmo approcciare la questione nella maniera tradizionale, partendo direttamente dalle nostre (sacrosante!!) ragioni: "Vede signora, il mio ruolo come insegnante di suo figlio è fare in modo che in lui possano crescere non solo le competenze e le capacità che gli saranno preziose, ma anche il senso di responsabilità nei confronti dei primi doveri".

 



Oppure potremmo scegliere di "far arrivare" la mamma del bimbo a SCEGLIERE di collaborare con noi: "Signora, mi rendo conto del fatto che si sente preoccupata per suo figlio e la cosa mi dispiace. Proprio per questo, mi permetta di porle una domanda: per suo figlio, per il suo sviluppo e poi di riflesso anche per la sua tranquillità di mamma, crede che sia meglio avere un'insegnante che si limiti ad ignorare il fatto che il bambino non ha svolto i compiti a casa e rimandi tutto al colloquio che avrà con il genitore soltanto una volta al mese, oppure pensa sia meglio una maestra che segue quotidianamente i progressi del bambino, apprezzi le sue conquiste e che voglia assumersi la responsabilità di fargli presente gli aspetti da migliorare?"

Per avere qualche ulteriore spunto sulla formulazione delle domande ad illusione di alternativa, leggi anche questo articolo.

 



La differenza tra le due modalità non sta nei toni, nell'educazione o nel tatto; bensì quello che permetterà alla seconda soluzione di funzionare meglio è il fatto che la SCELTA (direi illusoria, ma a fin di bene) ricade sul Genitore stesso. Passo dopo passo e domanda dopo domanda (con moderazione ed equilibrio, ovviamente) si co-costruirà un accordo stipulato con chi, prima, aveva come obiettivo quello di contestare il nostro modo... contestarlo perché NOSTRO, non perché non valido. 

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Commenti: 5
  • #1

    Claudia Paternoster (venerdì, 07 marzo 2014 18:48)

    Ottima risorsa! Di solito mi capita di cominciare i colloqui con i genitori con una domanda: "come si trova vostro figlio a scuola? Cosa dice della classe, delle lezioni?". Vedo che questo approccio spesso funziona, alla fine sono i genitori stessi a raccontare se il figlio è disattento o fa fatica. Iniziare con una domanda sposta l'obiettivo del genitore malcontento, riduce le aspettative, allenta le tensioni. Anche oggi mi è capitato in un colloquio di usare con attenzione il "noi", per far percepire ai genitori che stiamo lavorando insieme. Le prossime volte proverò anche le domande ad illusione alternativa! Grazie Alberto!

  • #2

    Alice de Simone (domenica, 09 marzo 2014 14:04)

    Mi sono confrontata con un genitore
    Di qs genere riguardo alla scelta della scuola e la tentazione era di rispondere: ma se qs è la sua aspettativa di genitore perchè nn la frequenta Lei quella scuola e manda Suo figlio dove vorrebbe andare? L ' ho pensato ma niente di più... Faró tesoro di qs consigli.
    Grazie Alberto

  • #3

    Anna (domenica, 09 marzo 2014 20:40)

    Grazie per questa preziosa risorsa. La metterò in pratica soprattutto con quei genitori che fanno finta di non capire e riversano le colpe soltanto sulla scuola e, ovviamente, sui docenti.

  • #4

    nadia (giovedì, 13 marzo 2014 15:35)

    Mi sono trovata,proprio l'anno scorso,in una brutta situazione:ho difeso un alunno che veniva sempre trattato male dai alcuni suoi compagni,oggetto di bullismo,e al di fuori della scuola tra genitori é successo un macello!Se le sono dette di santa ragione,hanno riferito,cose che io non avevo espresso nei colloqui e la cosa più raccapricciante é stata che poi hanno riversato le loro ostilità suoi loro figli rendendo più difficile anche la relazione con me che ero la loro insegnante!

  • #5

    Maestra Solly (giovedì, 26 giugno 2014 22:04)

    Mettere i genitori in condizione di scegliere e' un 'ottima soluzione alla gestione dei rapporti a volte conflittuali tra scuola famiglia,serve a lateralizzare il conflitto .Questa teoria l'ho studiata in un corso di formazione ,tenuto da psicologhe.