Ma questo bambino non si stanca mai?

"Ma questo bambino non si stanca mai?" - "Per forza, si muove!"

Un paio di settimane fa, scambiando qualche idea con un maestro che sta frequentando un mio corso di aggiornamento per insegnanti della primaria e della secondaria di primo grado, ho ricevuto un ottimo spunto di riflessione che voglio condividere con te...

Il maestro S (ti indico l'iniziale perché non gli ho ancora chiesto l'autorizzazione a citarlo in questo post) mi ha riportato un tipico scambio che gli capita spesso di avere con i proprio colleghi: "Ma quel bambino - gli chiede la collega - non si stanca mai?" e lui, con un sorriso bonario risponde "Per forza, si MUOVE!".

 

In effetti, dai miei studi di biologia e fisiologia, posso confermarti che a livello medico accade proprio quello che afferma il maestro S. Nelle nostre cellule, e quindi anche in quelle dei nostri studenti, sono presenti i "mitocondri" (immaginale come le centrali elettriche del nostro corpo): quando la cellula richiede energia, i mitorcondri si attivano e fanno in modo da trasformare gli elementi chimici introdotti attraverso il cibo, nel "carburante" necessario per le attività del nostro corpo.

Sai quali sono le cellule più ricche di mitocondri? Quelle muscolari! Questo vuol dire che più ci si muove, maggiore è l'attività dei mitocondri, maggiore è la quantità di energia spendibile prodotta (ovviamente questa descrizione è volutamente riduttiva).

 

Quando i bambini si muvono, non fanno altro che "accendere" il proprio corpo. Siamo noi adulti a reagire "fermandoci" quando sentiamo scendere il nostro livello di energia.

 

Questo processo biologico, unito a tutti gli effetti della postura e del movimento sulla qualità del nostro umore, può diventare un ottimo strumento a dispozione degli insegnanti.

Ogni tanto mi capita di dover suggerire ad alcuni insegnanti qualche strategia per riattivare una classe di "lumaconi".

 

Beh, il movimento può senz'altro essere un'ottima risorsa!!

Fai in modo che il movimento (gestito e contestualizzato) possa diventare tuo alleato.

 

Il maestro S, per esempio, propone ai suoi alunni di muoversi per tre minuti ogni mezz'ora. Lo fa proponendo attività ludiche che coinvolgono, distraggono e... ricaricano i bambini, in modo da potersi confrontare con una classe sveglia e ben presente a sé stessa.

 

Che ne dici di cercare tuoi modi per sfruttare questa preziosa risorsa che abbiamo sempre avuto a disposizione?

 

Se ti va, condividi con tutti gli utenti del sito le tue idee...

 

Buon movimento!! ^_^

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Commenti: 16
  • #1

    Maria Ausilia (mercoledì, 18 aprile 2012 20:11)

    Sono pienamente d'accordo e, lavorando in una scuola secondaria di secondo grado,tante volte vedo gli studenti stancarsi facilmente di qualsiasi cosa venga proposta loro, sento spesso i colleghi lamentarsi a tal proposito e penso che se si facesse svolgere loro più ore di Ed. Fisica settimanali durante le quali si organizzassero diverse attività ludico-sportive di squadra ed individuali, il loro atteggiamento nell'apprendimento sicuramente cambierebbe. Bisognerebbe unirsi per cambiare il sistema scolastico che ahimè non funziona!

  • #2

    Emanuela (mercoledì, 25 aprile 2012 20:02)

    Sono d'accordo con il maestro..Purtroppo spesso le aule sono strette e gli alunni hanno difficoltà anche a passare tra i banchi..nel mio caso a scuola non c'è neanche la palestra..E' difficile organizzare delle attività che favoriscano il gioco e il movimento..io, quando posso, rallegro il lavoro in classe con delle canzoncine animate, dove i bambini gesticolano e muovono il corpo al ritmo della musica..per loro è molto divertente e stimolante..

  • #3

    Alberto (mercoledì, 25 aprile 2012 23:20)

    Grazie della condivisione, Emanuela! ^_^

  • #4

    Mario (mercoledì, 02 maggio 2012 11:24)

    mhhh....
    consentitemi qualche perplessità...
    io sn un docente delle superiori..
    di un Ist. Tecn. Industriale...
    un docente di laboratorio...
    laboratorio di Informatica...
    per periti informatici
    LE MIE PERPLESSITA’..:
    1)stancarli come metodo?
    Tipo riceverli dopo la palestra, sudati, boccheggianti e maleodoranti?
    non mi pare che ciò li renda più recettivi e volenterosi didatticamente (solo più disposti a stare per un po’ seduti, forse... questo non è il mio obiettivo!)
    2)Rimane poi intatto il problema del programma di studio (noi dovremmo dargli una professionalità, e possibilmente anche una preparazione per l'accesso all'università. 3)La nostra disperazione sono invero gli alunni non scolarizzati in entrata.
    Arrivano di regola, per la maggior parte, con la valutazione di "sufficiente" ottenuta prima alle Primarie e poi alle Medie;
    con uno scollamento già maturato rispetto alle rispettive famiglie; con una capacità di attenzione che non supera poche frasi;
    con l'inesistente abitudine ad aprire libro, o fare qualche compito a casa;
    con un lessico miserrimo sul quale dovremmo basare il nostro insegnamento di tipo "concettuale" [lo è tutto l’insegnamento tecnico: non finisco mai di stupirmi di quanta poca consapevolezza di questo fatto abbiano tanti miei colleghi];
    con in più il fardello di un considerevole ed ineludibile lessico tecnico da aggiungere che rende di fatto astruso per loro qualsiasi paragrafo di un libro di testo od anche una minima conversazione a carattere tecnico...
    Con l’irrequietezza indotta dall’ansia interiore perché sono più o meno consapevoli di iniziare un percorso per il quale non sono affatto preparati, e con le famiglie che si aspettano da loro che tutto prosegua come nella scuola dell’obbligo…
    Noi dobbiamo accoglierli, con gioia e senza obiezione, dopo che i ns “marketing-profs” li hanno corteggiati e blanditi, come se fossero realmente scolarizzati [e sia chiaro: questo dato banale non è affatto chiaro a coloro che ci dirigono: se negli ordini di scuola inferiori non perseguono questi obiettivi minimale, il loro operato è di fatto inutile!
    noi non possiamo più recuperarli praticamente (P.Mastrocola rappresenta il problema “ruggine” nel suo "togliamo il disturbo") e dovremmo inoltre dar loro una professionalità da verificare all'esame di stato con commissari esterni...
    L'ipocrisia generale è quella di cui parla la mastrocola [v. pag. 36, le motivazioni sono nelle pagine dappresso].
    Da dove dovremmo ripartire?
    Dalla scolarizzazione? [e chi di noi dovrebbe occuparsi della scolarizzazione: alle superiori siamo una moltitudine di docenti con teste e metodi diversi, e ognuno con un programma pesante e un orario minimale ed insufficiente, tantomeno per dettare regole alla classe]. Ripartire dal lessico? il docente di una disciplina tecnica con 3 ore e un programma improponibile su queste basi?
    o ancora una volta dovremmo dedicarci tutti all'attività fisica, perché preoccupati di qualche elemento iperattivo che non fa fare lezione (e non si può neanche espellere né sospendere per questo)?

  • #5

    Mario (mercoledì, 02 maggio 2012 11:24)

    (...continua dal commento precedente)

    Detto questo ritengo che ci siano varie sciagure, la prima della quale è l'ipocrisia di tanti insegnanti, in parte giustificabili dato il contesto in cui operano, ma almeno in parte anche responsabili, ad ogni livello di scuola.
    La seconda è che l'attenzione è troppo spesso (per limiti anche nostri), concentrata sugli alunni iperattivi più che sul lavoro duro e oscuro di progredire nella preparazione generale curriculare.
    Da anni vado ripetendo che ci sono troppi cattivi maestri nella scuola: il primo è la cattiva interpretazione di Don Milani (io ho studiato in una scuola di montagna di quel tipo e in quel tipo di contesto): l'attenzione per gli alunni va bene, ma Don Milani fu anche il primo a ritenere non esportabile il suo modello: i suoi alunni facevano scuola 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana e senza problemi burocratici e formali. In altre parole: Don Milani non era un facilone e non evitava i problemi. Ma ognuno lo legge con le lenti che più gli aggradiscano.

    Perciò sono sempre ultradisposto a parlare con chiunque di come e cosa insegnare, ma sempre e solo a condizione che prima si fissi il paletto degli obiettivi da raggiungere, ineludibilmente e verificabilmente: la crescita come MUST da raggiungere attraverso percorsi da sperimentare e cambiare in divenire.
    La fuga tipo "come intrattenere la classe e arrivare a fine anno senza fastidi con i genitori, il D.S. e gli alunni" se è posta come obiettivo, la reputo senz’altro fuorviante, disonesta ed ipocrita! (concordo con la Mastrocola, sul 'patto' implicito docenti-alunni, è una dura realtà, in parete giustificabile dalla cecità e dall’incompetenza di chi ci dirige e governa: dopotutto, se io sono qui, è perché sono convinto che non sia affatto una scelta obbligata).
    ^_^ bye!

  • #6

    Alberto (mercoledì, 02 maggio 2012 12:40)

    Rispondo volentieri al prof. Mario, nello specifico alle prime tre riflessioni che ha condiviso con tutti noi.

    1. Sono d'accordo sulla necessità di partire da un obiettivo didattico differente rispetto al semplice "stancare" gli studenti; anche perché altrimenti non avrei parlato di "energia" in questo post. Ritengo che il movimento vada, appunto, "contestualizzato" dal docente, in modo da sfruttarne i benefici in termini di RIDUZIONE della stanchezza e miglioramento della concentrazione.

    2. Riflessione sul programma di studio: il mio intervento sull'attività dei docenti mira proprio a renderli consapevoli delle risorse che hanno a disposizione e che ricadono sotto la PROPRIA RESPONSABILITÀ. Laddove i programmi di studio non dipendono direttamente da loro o dal collegio docenti, personalmente investirei le mie risorse in altre direzioni.

    3. Ancora una volta, parlando con docenti della secondaria di secondo grado, sono abituato a "riconoscere" il problema della scarsa scolarizzazione (laddove fosse presente il problema) e, subito dopo, considerarla come un dato di fatto. Purtroppo su quello che si è fatto in precedenza, un docente può far poco. Ritengo che si possa lavorare sul "presente" e non sul "passato"... la domanda da porsi, dal mio punto di vista, è: "Cosa posso fare io adesso, perché la situazione migliori?".

  • #7

    Emilia (mercoledì, 02 maggio 2012 22:32)

    Cosa posso fare io adesso, perché la situazione migliori?".concordo con alberto perchè spesso i docenti "incolpano" la scuola precedente...scuola primaria incolpa la scuola dell'infanzia ...scuola secondaria di primo grado la primaria e così via...Spesso mi chiedo : serve a qualcuno?Io penso di no nè a noi docenti nè ai ragazzi!concordo con il prof mario
    quando ribadisce l'importanza che prima si fissi il paletto degli obiettivi da raggiungere!

  • #8

    Mario (giovedì, 03 maggio 2012 17:01)

    1) x Alberto. Ok, cosa intendevi tu mi è chiaro, ma sia chiaro anche se io avessi voluto cavarmela incolpando gli altri, non starei, ora e sempre, a guardarmi intorno e a cercare nuove strade. Detto ciò, non posso non constatare, con infinita tristezza, che mi muovo in un deserto sostanziale, e anche quando ci troviamo in queste occasioni, poi, siamo 4 gatti, in realtà. E quelli che ci sono, probabilmente, se non fossimo insieme lavorerebbero senz'altro sul problema, sia pure nel loro piccolo e a modo loro. Io per venire qui, ho rinunciato a un corso del mio Istituto organizzato dall'ex-IRRSAE, il cui livello qualitativo mi causava un senso di depressione
    (a proposito, ecco qualcosa che non sfuggirebbe allo spirito di Starnone: a scuola noi non abbiamo solo l'unica categoria professionale qualificata NON per ciò che fa, ma per ciò che NON FA, ossia i NON-DOCENTI; ma ora abbiamo anche gli enti che esistono
    NON per ciò che sono o per ciò che fanno, ma esistono in quanto "furono", ossia gli...
    EX-IRRSAE...!
    e questo accade in un contesto penoso, che rende frustranti e vani i tentativi di tutti coloro che sono animati di buona volontà...
    ho la sensazione il mio impegno, se fatto da solo, non produca più risultati di quelli dei nostri Alpini che sacrificarono nella campagna di Russia del 1942-'43, così ben esemplificati da Nuto Revelli nel suo "mai tardi"...!

    x Emilia: in primis, grazie per la comprensione! ma, parlando in generale, quanti sono i colleghi consapevoli che ai danni fatti ai piccoli, non sempre ci saranno modi o persone che potranno poi porvi rimedio..? Qlk settimana fa trovo un mio alunno di V informatica con un libro di storia in laboratorio. Colgo l'occasione per parlare di storia, e lui mi confessa tutto il suo disappunto perché da piccolo gli piaceva tanto la storia al punto che era sempre davanti ai compagni (e alla maestra), ma questa lo rimproverava a tal punto da fargliene passare la voglia. Di studiare la storia. E per sempre. Il suo attuale prof. e mio collega, è un professionista serio. Ma non mi pare sia riuscito a fargli tornare l'entusiasmo per la storia.
    bah...

  • #9

    Emilia (giovedì, 03 maggio 2012 22:25)

    x Mario:sicuramente sono pochi i docenti consapevoli degli errori...pochi e buoni!Purtroppo è vero che a volte atteggiamenti negativi possono compromettere il percorso di un ragazzo ...ed è triste molto triste!Noi docenti che lavoriamo sulle nostre responsabilità non possiamo deprimerci se qualcuno non lo fa anzi dobbiamo lottare per aiutare i ragazzi a ritrovare dei prof, maestre ... con la passione ! Io non mollo !(Anche se tutti ci provano a farci passare la voglia...genitori,tagli!)

  • #10

    Alberto (venerdì, 04 maggio 2012 15:02)

    Eccomi qui, Mario... rientrato ieri da un bell'incontro a Teramo con una cinquantina di docenti di Teramo e in procinto di partire di nuovo per Roma (questo weekend sarò impegnato con un corso di formazione molto interessante sull'approccio strategico messo a punto da Giorgio Nardone - da leggere!!).

    Ho capito soltanto adesso che sei proprio il Mario del corso di Vasto e la cosa mi riempie di gioia: potremo approfondire quello su cui ci confrontiamo qui, online, sinteticamente, anche a scuola, di persona... bene, bene!
    Capisco il tuo stato d'animo e quello che provi: spesso mi sento in mezzo ad un deserto, solo nel portare avanti un certo tipo di sensibilità ed approccio nei confronti degli altri. All'inizio avevo cominciato a "fare una sorta di crociata", da solo, "contro" tutti e tutto... poi è arrivato il periodo dello sconforto. Adesso, invece, mi sento molto focalizzato sulla mia famosa "FETTA di RESPONSABILITÀ", l'unica sulla quale posso intervenire direttamente.
    Ogni tanto riemerge un po' di scoramento, ma devo dire che non è nulla, se confrontato con la sensazione di frustrazione che provavo prima quando tentavo di cambiare gli altri e gli altri, puntualmente (e direi anche, comprensibilmente) non cambiavano.

  • #11

    Alberto (venerdì, 04 maggio 2012 15:02)

    (...continua dal commento precedente)

    Penso inoltre che sia fondamentale distinguere tra "colpa" e "responsabilità": purtroppo il retaggio dovuto alla consuetudine linguistica della lingua italiana, di usare questi due termini come sinonimi, non ci aiuta affatto. "Colpa" si avvicina a "responsabilità" e viceversa: per me è importante invece contare sull'etimologia della parola "respons-abilità". Abilità di rispondere, quindi, capacità di far fronte a quello che ci accade, nonostante possano esserci condizioni poco favorevoli.
    D'altronde, se la vediamo in questo modo tutto appare differente: pochi danno effettivamente la "colpa" agli altri. Qualcuno in più si focalizza sull'altrui responsabilità... è inevitabile che tutte le parti in gioco abbiano la loro responsabilità: dal momento in cui sono coinvolte, ne hanno una parte. Quello che ciascuna parte in gioco può fare è focalizzarsi sulla propria parte di respons-abilità. In questo modo potrà generare direttamente dei cambiamenti, senza dover attendere o peggio, sperare, che gli altri comincino a comportarsi come ci aspettiamo, smettano di fare quel che non riteniamo opportuno, ecc. Tra l'altro, rispettando i principi della cibernetica e della fisica dei sistemi, un cambiamento di uno degli elementi dell'insieme, seppur modesto, nel tempo farà tendere tutto il sistema verso un nuovo equilibrio (dinamico).

  • #12

    Daniele (domenica, 06 maggio 2012 10:05)

    Mi piace molto, Alberto, il tuo concetto di respons-abilità; il circolo virtuoso per cui ogni positivo cambiamento (e atteggiamento) causa altri positivi cambiamenti che vanno a rinforzare il primo è notevole e reale: io me ne sto accorgendo in modo sostanziale proprio quest'anno, riportando su una classe di "disperati" alcuni modi di interagire che ho avuto la fortuna di "copiare" da colleghi molto in gamba: ebbene, come consuntivo di un anno ormai quasi finito posso riflettere sul fatto che alcuni colleghi più "sensibili" possono avere considerato approcci umani e disciplinari diversi e in questo caso maggiormente funzionali; anche i ragazzi in questione hanno recuperato un rapporto con la scuola, gli insegnanti, il mondo adulto, che era piuttosto compromesso.
    Tutto ciò naturalmente ha un effetto di ritorno notevole, per cui anche il mio consuntivo è di un anno decisamente positivo.
    Capisco perfettamente lo spirito di Mario e le sue critiche; non so se interpreto correttamente il discorso sulla "ecologia", ma io ho sempre cercato scuole nelle quali trovare un minimo di rispondenza ai miei punti di vista: certo non è facile, anzi è molto difficile, però per vivere male, preferisco cambiare; ritengo anche che non si possa cambiare il mondo da soli, per cui una volta preso atto della situazione, stabilito obiettivi concreti e dimensionati, occorre rimboccarsi le maniche e partire, facendo tutto ciò che la PROPRIA parte di respons-abilità prevede.
    Grazie dell'opportunità di questi scambi, buona giornata

  • #13

    Sergio (domenica, 06 maggio 2012 11:47)

    Permettetemi di partire un po' da lontano, da questa parolina "SCOLARIZZATO" che tanto spesso ricorre nei ragionamenti dei docenti.
    Mah! Avrò io dei problemi ad intenderla e rimango sempre a dir poco perplesso di fronte a chi decisamente me la ripropone in vari contesti e situazioni. Beh, non mi dilungo e provo a cucire qualche informazione: in genere si parla di scolarizzazione a partire dal primo anno di scuola primaria e lì, essendo il primo anno di scuola dell'obbligo dico, potrebbe essere anche plausibile, ma poi se vengo a sapere che il bambino ha già frequentato la scuola dell'infanzia mi tornano le perplessità. Provo allora a fare una ricerca sulla rete e trovo questo interessante articolo che tenta di fare chiarezza sul termine (copio e incollo):

    Cosa intendono comunemente i docenti per scolarizzazione?
    “Stare bravi, tranquilli, inquadrati, imbancati, rispettare le regole, chiedere il permesso per ogni cosa, rimanere sempre attento e pronto, non trascurare i compiti assegnati, fidarsi ciecamente dell’insegnante di turno, non criticare i contenuti ed i programmi, aeguarsi al gioco della competizione, ecc.”
    Mi sembra ovvio che un insegnante (cieco) voglia per i propri studenti le stesse cose di cui la sua coscienza è impegnata. (http://scuolalibertaria.blogspot.com/2011/12/questo-ragazzo-e-poco-scolarizzato.html)

    Ecco, se un ragazzo/studente/persona non è scolarizzato a 10 anni probabilmente non è neanche: educalizzato, famigliarizzato, socializzato, amicalizzato, personalizzato e possiamo divertirci ad inventare ancora nuove parole.
    Il docente ha il piacere/dovere, a mio avviso, di fare un contratto con il suo datore di lavoro, e ci mancherebbe, ma anche con i suoi studenti che non sono vasi da riempire ma persone da affiancare per la ricerca di una personale dimensione. Uh, adesso Alberto mi richiama e mi dice: " Sì ma che metto nella scatola?"
    E allora concludo: nella scatola metto la mia voglia di vivere che si traduce in un impegno costante a trovare strategie per coin-volgere chi mi viene affidato per crescere ed imparare insieme nell'allegria. Non esisterebbero studenti pigri se ognuno di loro potesse esprimere in modo cre-attivo le proprie inclinazioni. E' difficile? Sì. E' Possibile? Sì. Lo posso fare? Sì. E' faticoso? Sì. Voglio pagare questo prezzo? Sì!
    Posso attrezzarmi a vivere nel "deserto"? Sì. Ma incontrerò mai qualcuno in questo deserto? Sì... Alberto, Mario, Daniele, Maria Ausilia, Emanuela... :)

  • #14

    Emilia (domenica, 06 maggio 2012 18:29)

    Anch'io vengo nel deserto!!!!!!!!!!!!

  • #15

    Alberto (lunedì, 07 maggio 2012 15:50)

    Grazie mille a Daniele e Sergio per i loro contributi!
    Grazie a tutti i beduini che si incontrano nel deserto... :)

  • #16

    Emilia (lunedì, 07 maggio 2012 23:44)

    Grazie per "beduini"...abitatori del deserto... che ha fortificato il loro carattere donando loro capacità straordinarie. Grazie :) :)